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Innanzitutto, nei primi sessanta giorni dalla nascita oppure nei primi trenta dall’accoglimento nel nucleo familiare di un randagio, il cane deve essere identificato. È infatti obbligatorio registrarlo all’Anagrafe canina, presso la ASL competente per territorio, e imporgli un segno di riconoscimento permanente (un microchip sottocutaneo oppure un tatuaggio).
I cani di piccola dimensione possono viaggiare sul treno solo se tenuti in una gabbietta; quelli medio-grandi possono stare al fianco del padrone ma essere dotati di guinzaglio e museruola.
Va detto che fino al 27 gennaio alle razze inserite nella black list è vietato l’ingresso sui treni.
Per viaggiare all’estero, specie nei Paesi UE, il cane deve avere un suo passaporto dove sono indicate le vaccinazioni subite (alcune sono obbligatorie, a partire dall’antirabbica). Alcuni Paesi esteri impongono regole sanitarie piuttosto severe: basti pensare alla famosa quarantena vigente in Gran Bretagna.
Secondo la Corte di Cassazione, è sempre possibile tenere i cani in condominio, e l’assemblea non può vietarlo, a meno che tale divieto non sia menzionato espressamente nel regolamento sottoscritto all’atto di acquisto dell’appartamento.
È bene conoscere, infine, i benefici fiscali. Le spese veterinarie sono detraibili dal reddito (al 19%) per la quota eccedente una franchigia pari a 129,11 euro e fino al massimo di 387,34. Un’altra detrazione, pari a 516 euro, è riconosciuta ai non vedenti che mantengono un cane-guida.
Nei progetti futuri del Governo, si segnala l’intenzione di incrementare queste detrazioni e di imporre l’obbligo di acquisire uno speciale patentino che accerti l’idoneità psico-fisica per detenere cani di grandi dimensioni.