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Alfano boccia la proposta di Renzi per una legge sulle unioni civili
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Il ministro degli Interni del nuovo governo di unità nazionale del presidente del Consiglio Enrico Letta prova a tirare le fila delle prime settimane di attività. E, per farlo, ad onor del vero, non cerca di minimizzare le grane e i grattacapi che si sono addensati in seno al nuovo governo. Prova, di contro, a sottolineare come siano degli incidenti di percorso assolutamente normali per l’azione di un governo tenuto insieme con gli spilli. Perché è assolutamente prevedibile che su più di un punto di volta in volta all’ordine del giorno le posizioni, almeno quelle di partenze, siano molto differenti (leggi: Letta sul primo mese di governo).
Si preannunciano momenti di tensione in seno al nuovo governo di ampia coalizione del presidente del Consiglio Enrico Letta tenuto insieme dal sostegno del Partito Democratico e del Popolo della Libertà in primo luogo e poi, in misura minore, da altri differenti partiti. Fatto sta che i primi attriti tra esponenti dei due schieramenti opposti all’interno della medesima formazione di governo già ci sono stati in embrione. E, potremmo dire che ci sono stati ancor prima della formazione stessa del governo ovvero già prima della formazione della lista completa dei ministri, dei sottosegretari, dei viceministri e dei presidenti di commissione.
Governo di coalizione. Questa l’idea di Silvio Berlusconi e della coalizione di centrodestra in merito alle consultazione avviate, per la seconda volta dopo l’esito infruttuoso del primo round, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il governissimo dunque, come risposta alla paralisi istituzionale in cui il nostro Paese si è venuto a trovare subito dopo le elezioni politiche del 24 e del 25 febbraio (leggi: Dal M5S nessuna fiducia a Bersani). A dire il vero, il cavaliere e i più alti rappresentanti dei partiti della sua coalizione non si sono spostati di una virgola,vale a dire che hanno ribadito il concetto già espresso durante la prima fase delle consultazioni.
Ieri, a Roma presso Piazza Del Popolo si è svolta la mega manifestazione del PDL per sostenere il suo leader Silvio Berlusconi “perseguitato” dalla magistratura “politicizzata” e allo stesso tempo mostrare i muscoli a tutte le altre forze politiche nazionale. Il PDL ha voluto così reagire anche alle accuse di “impresentabilità” rivolte ad Angelino Alfano da parte di Lucia Annunziata durante la puntata di domenica scorsa di In mezz’ora.
L’intervento a gamba tesa della giornalista di Rai 3 Lucia Annunziata non poteva passare inosservato. Nell’ambito della sua trasmissione settimanale, che va in onda ogni domenica su Rai 3, l’ospite della Annunziata era il segretario del Pdl Angelino Alfano. Il vivace scambio di battute tra la Annunziato e Alfano ha richiamato l’attenzione del direttore generale della tv di stato che ha pubblicamente richiamato all’ordine la giornalista campana.
La risposta dei magistrati, tuttavia, non è tardata ad arrivare. Il presidente dell’Anm, Luca Palamara, ha risposto alle accuse mosse dal ministro spiegando che c’è poco di politico nello sciopero dei magistrati, ha poi aggiunto che il sistema giudiziario italiano versa in una grave crisi di credibilità e che dalla manovra emergono degli aspetti che portano ad ipotizzare che si tratti di una mossa da intenti punitivi.