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Da settembre 2012 al bando i libri cartacei nelle scuole
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Ci sono corsi di laurea specialistica, spiega il ministro, con solo un alunno iscritto e mantenere un corso del genere significa uno spreco immane di risorse pubbliche: soldi che potrebbero servire per aumentare la qualità degli altri corsi di laurea.
Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.
Ma per il medio termine, la giovane titolare del dicastero di Viale Trastevere ha in mente anche altre strategie, volte a migliorare nel tempo la qualità complessiva del nostro sistema di ricerca e di alta formazione.
Mariastella Gelmini ha osservato le esperienze maturate in altre nazioni occidentali, e sta valutando con attenzione di introdurre anche nel nostro Paese alcuni istituti tipici degli atenei esteri.
Fra le novità più incisive, si pensa all’istituzione di una “Agenzia per la Valutazione”, la quale dovrà valutare sulla base di parametri qualitativi (peraltro, ancora tutti da stabilire) il livello dei servizi offerti dalle singole sedi universitarie, e i giudizi che ne conseguiranno saranno fondamentali per determinare come ripartire in futuro le risorse a disposizione.
Per questi motivi, il ministro ha varato un decreto-legge molto snello, composto di pochi articoli dedicati ad alcune questioni di una certa urgenza, riservandosi di approfondire le strategie di maggior peso in un disegno di legge da predisporre con attenzione, e dichiarando di tenersi pronta a dialogare con l’opposizione al fine di apportare eventuali miglioramenti.
La Gelmini, tuttavia, non sembra disposta a cercare il dialogo a tutti i costi: il suo appello si rivolge infatti solo alle “forze riformiste che pensano che non si possa esclusivamente difendere lo status quo”. Il ministro lancia dunque un appello al dialogo, poiché ci sarebbe il tempo necessario per approntare “una riforma condivisa”.
Il nodo cruciale, com’è evidente, è dato dalla controversa riforma della scuola targata Mariastella Gelmini, introdotta per decreto appena poche settimane fa.
È cosa nota che il loro numero, un tempo ridottissimo, con gli anni è cresciuto esponenzialmente, specialmente nelle Regioni settentrionali.
In realtà, alla base del progetto della Gelmini non sembrano esserci particolari esigenze pedagogiche bensì più prosaiche necessità di risparmio: puntando l’indice contro le politiche dei precedenti governi di ogni colore che hanno aperto le porte dell’insegnamento a troppi docenti, e talvolta per motivi puramente clientelari, si è arrivati alla situazione attuale in cui le spese delle istituzioni scolastiche sono, a parere del ministro, esagerate.
Se alcuni punti appaiono forse più di forma che di sostanza (dalla reintroduzione dei voti in luogo dei giudizi al rilancio dell’educazione civica, ribattezzata “Cittadinanza e Costituzione”), è su altre e più profonde questioni che si è acceso un dibattito destinato a durare molto a lungo.