
Platea esodati salvaguardati ampliata dalla Commissione Lavoro

Comunque, nell’attesa che la situazione si definisca nella maniera più precisa possibile, cerchiamo di fare ordine nella confusione previdenziale cercando di capire quando e con quale cifra si potrà andare in pensione.
Ma nella serata è arrivata la dichiarazione del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che ha affermato trattarsi di un refuso.
Come dichiarato dal ministro, non era intenzione né sua, né di Azzolini, né di Tremonti, inserire una modifica del genere. Si è trattato ufficialmente di un refuso, che sarà ora cancellato, almeno si spera.
Secondo quanto emerso nelle scorse ore sarà previsto un solo gradone unico, che porterà in un colpo solo l’età pensionabile dai 61 anni attuali direttamente a 65 anni.
In precedenza si era anche parlato dell’ipotesi di procedere per gradi, con uno scalino intermedio a 63 anni, per poi passare a 65 nel 2012.
Questa mossa si colloca all’interno del piano per arrivare alla sostenibilità del sistema in 30 anni per quanto riguarda i bilanci ed in 50 anni per l’attivo patrimoniale.
Nello specifico l’amministrazione, con un preavviso di sei mesi al dipendente, può avviare l’iter prima del compimento del periodo stabilito. Non è indispensabile perciò che il requisito sia stato maturato per avviare la procedura, quindi il preavviso può essere dato fin dai sei mesi precedenti la data di maturazione del requisito, con decorrenza della risoluzione dal giorno successivo.
La domanda che sorge spontanea e che può porsi chiunque si appresti ad avere un problema del genere è se sia possibile o meno congiungere le due cose, ossia i contributi Inps e quelli Inpdap in modo da avere una sola posizione pensionistica.
Nella pubblica amministrazione i dipendenti possono andare in pensione a 40 anni, ma solo dopo aver contato i contributi versati abolendo così di fatto il conteggio del servizio effettuato.
La proposta consiste nell’equiparare la pensione di vecchiaia delle donne a quella degli uomini. La proposta, almeno in linea di principio, non appare poi così malvagia considerando che, statisticamente parlando, le donne hanno un tasso di mortalità di vecchiaia più alta rispetto a quella degli uomini.
“Quanta ipocrisia, quanta superficialità, quanta arroganza dai nostri soloni e soloncini di destra e sinistra!