La campagna elettorale trova un singolare fronte comune di cui occuparsi. Nella giornata di ieri, infatti, quei candidati che da più parti sono impegnati ormai da giorni a gettarsi fango reciprocamente addosso e nel mettere paletti invalicabili per stroncare sul nascere ogni possibile idea di alleanza precedenti o successive al voto, erano quasi tutti d’accordo. Quasi tutti animati dal medesimo intento di attaccare e di screditare quanto più possibile dinanzi all’elettorato indeciso l’operato di Beppe Grillo.
Lo scontro Monti – Grillo
A conti fatti, ieri, abbiamo assistito ad un fronte comune di critiche rivolte a Grillo e al Movimento 5 Stelle molto più che bipartisan in quanto ha coinvolto quasi tutte le forze dell’arco politico italiano. E quei pochi che non hanno attaccato Grillo, sono stati comunque coinvolti negli strali e nelle risposte piccate dell’ex comico. Procediamo con ordine perchè c’è stato un coinvolgimento maggiore rispetto a Lo scontro Bersani – Monti o Lo scontro Chiesa – Berlusconi. Ieri il primo duello, se di duello è giusto e costruttivo parlare, è cominciato presto e ha messo l’uno di fronte all’altro il premier dimissionario Mario Monti e per l’appunto Beppe Grillo. Nell’ambito delle strategie elettorali di Monti c’è un’apertura post elettorale molto ampia, volta a formare alleanze durature con qualsivoglia partito pur che sia ispirato da un forte accento riformatore. E quindi anche Vendola potrebbe andar bene, ma Grillo mai. L’accusa è doppia: oltre a non essere in grado di proporre riforme concrete, Grillo, agli occhi di Monti, è solo in grado di infiammare le piazze rischiando di trasformare l’Italia nella Grecia.
Lo scontro Berlusconi – Grillo
Le accuse a Grillo e contro il Movimento 5 Stelle non possono che giungere anche da Silvio Berlusconi e dal fronte del Pdl e della coalizione di centrodestra. Da questa parte gli attacchi poggiano sui vecchi cavalli di battaglia di Berlusconi che sottolinea una volta di più come nelle fila dei candidati del Movimento 5 Stelle molti provengano dai centri sociali e dal movimento no-Tav. Motivazioni queste più che valide, secondo la sua ottica, per comprendere che dare il voto a Grillo significa far confluire voti al Pd data la possibilità di alleanze Monti – Grillo subito dopo le elezioni.