Il nuovo presidente del Consiglio italiano Enrico Letta ha incassato la doppia fiducia: prima alla Camera e poi, nella giornata di ieri, al Senato (leggi: Il discorso di Letta). I numeri sono assimilabili in entrambi i rami del Parlamento e testimoniano la trasversalità di un esecutivo di grande coalizione voluto da quasi tutte le forze politiche presenti nell’arco parlamentare italiano. Quindi, da un punto di vista strettamente formale, possiamo dire che è da ieri, vale a dire dal momento successivo alla doppia fiducia presso la Camera e presso il Senato che abbiamo un nuovo governo.
I primi giorni del governo Letta
I primi impegni del governo di Enrico Letta sono già stati annunciati: a farlo ci ha pensato il neo ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini che ha annunciato l’approvazione del Def entro la fine della prossima settimana. E ci sono anche i primi problemi per il governo Letta già alle prese con il rebus dell’Imu: riformata, alleggerita, sospesa o cancellata? Per ora non ci è dato sapere (leggi: Il governo Letta e l’Imu). In tutto ciò, non appena incassata la fiducia, Enrico Letta si è recato a Berlino per il vertice italo tedesco – è la prima tappa di un vero e proprio tour in Europa per il nuovo presidente del Consiglio. Ad aspettarlo la cancelliera Angela Merkel.
Obblighi comunitari e risorse
L’incontro tra la Merkel e Letta è stato cordiale e i temi trattati sono stati molto ampi. Ovviamente, in maniera intuibile, al primo posto del dibattito la questione economica: se da un lato la cancelliera tedesca ha espresso approvazione nei confronti dell’operato del nostro Paese sottolineandone i progressi degli ultimi mesi, dall’altro Letta è riuscito, almeno a parole, a smarcarsi almeno parzialmente dall’egida comunitaria. Non si è trattato di certo di un allontanamento dalle linee guida comunitarie, ma Letta ha ribadito che l’Italia manterrà di certo gli impegni presi a suo tempo con Bruxelles ma che non si sentiva in dovere di comunicare né nella sede di ieri né in prossime occasioni al di fuori nei nostri confini, il modo in cui l’Italia troverà le risorse necessarie ad ottemperare agli obblighi comunitari.