Nella giornata di ieri la seconda tappa del tour in giro per l’Europa del nostro nuovo presidente del Consiglio Enrico Letta. Nei fatti, non appena ha incassato la fiducia sia alla Camera che al Senato, il neo premier italiano è partito per un giro di visite ai principali leader europei: ha incontrato prima la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino (leggi: Il vertice Letta – Merkel), poi Francois Hollande a Parigi e alla fine Josè Manuel Barroso a Bruxelles. Un tour quasi di presentazione in cui gettare le basi e prendere i contatti più affidabili per il nuovo governo del nostro Paese.
I punti in comune in Europa
Il vertice italo francese ha avuto i toni più cordiali che le occasioni di rito richiedono e non ha segnato alcuno strappo preoccupante. Anzi, da un lato Enrico Letta (leggi: Il discorso di Letta) e dall’altro Francois Hollande hanno enumerato una serie di punti in comune tra la politica italiana e francese in seno alla Commissione Europea. Hollande, ad esempio, ha ribadito con approvazione il ruolo fondamentale che il nostro Paese ha saputo svolgere al Consiglio europeo del giugno del 2012 per giungere alla stabilità finanziaria. E ha rilanciato la posta in gioco: se una tale collaborazione tra il nostro e il suo Paese ha già portato a buoni risultati per quanto riguarda la stabilità finanziaria, l’impegno di domani sarà continuare a collaborare in materia di crescita e di finanziamento alle attività imprenditoriali.
Il governo di coalizione anche in Francia?
A dire il vero c’è stato anche un momento di distacco tra il modello italiano e francese: nella fattispecie quando i cronisti hanno invitato Hollande a riflettere su un governo di coalizione, o anche di unità nazionale che dir si voglia, il leader socialista ha rifiutato seccamente l’idea. Da un lato ha inteso far notare come un governo di unità nazionale non sia quasi mai una libera scelta ma è dettato da una contingenza impellente – come appunto nel caso dell’Italia – e, in secondo luogo, ha ribadito che la Francia non è di certo ostaggio del bicameralismo perfetto che c’è in Italia ma che basta la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale per poter governare.