I grattacapi per il nuovo governo del nostro Paese presieduto da Enrico Letta sono purtroppo solo all’inizio, o, almeno, così sembra. E le nubi più scure si addensano in capo alle questioni di politica economica. Se riavvolgiamo il nastro delle ultime settimane al momento immediatamente successivo al giuramento del governo Letta e dei suoi ministri (leggi: Il governo Letta al completo), ricorderemo che il nuovo ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini aveva annunciato come primo provvedimento il Def aggiornato. Subito dopo Letta è partito per aprire il dialogo con i leader europei incontrando Merkel, Hollande e Barroso in rapida successione.
Il programma di stabilità aggiornato
La questione economica è molto complessa e ruota intorno ad una serie di fattori: in primo luogo il nodo dell’Imu che appare ogni giorno più complicato. Se da un lato l’esposizione mediatica all’interno dei nostri confini sulla questione Imu è molto forte, basti pensare che Berlusconi qualche giorno fa ha condizionato il supporto del Popolo della Libertà al governo di Letta all’abolizione dell’Imu sulla prima casa, non è che al di là dei nostri confini nazionali le cose vadano meglio. Proprio di ieri l’ultima notizia inerente fatta uscire dall’Ansa. A quanto pare, fonti affidabilissime interne alla Commissione Europea hanno richiesto al governo Letta il programma di stabilità aggiornato entro metà maggio. Si tratta di un programma di stabilità aggiornato in grado di compensare l’abolizione dell’IMU (o almeno il rinvio della rata di giugno) e il rinvio dell’aumento dell’Iva.
Le richieste dell’Ue all’Italia
Ovviamente, in maniera intuibile, non si tratta delle uniche priorità del governo Letta in ambito di politica economica di cui chiede conto l’Unione Europea. Altre priorità cui il neo presidente del Consiglio dovrà trovare una risposta convincente e, ancor di più, veloce, sono quelle che riguardano le risorse necessarie al rifinanziamento delle risorse per la cassa integrazione in deroga (leggi: Il governo sulla cassa integrazione). Quindi, provando a ricapitolare in potente sintesi, il governo di Letta deve finanziare l’abolizione (o rinvio) dell’Imu, il mancato aumento dell’Iva e le risorse per la cassa integrazione in deroga: si tratta di un pacchetto di circa 6 miliardi di euro che dovrebbe essere trascritto sotto forma di decreto legge quanto prima.