L’Odissea degli appartamenti di proprietà dell’Inps sembra non avere fine. Dal 1996 ad oggi, malgrado numerosi decreti e numerosi tentativi di cartolarizzazione mai andati a buon fine, migliaia di inquilini non sono di fatto riusciti ad acquistare gli immobili appartenenti agli enti previdenziali in cui risiedono da decenni.
Sono per lo più anziani e pensionati, ex dipendenti Inps o Inail che da 18 anni aspettano la possibilità di acquistare le abitazioni e che hanno presentato regolare domanda entro il 31 ottobre del 2001. La storia delle dismissioni degli Enti Previdenziali, dunque, continua a tenere banco in negativo.
Numerose sono le tappe di questa particolare vendita di immobili, e gli errori dell’Inps e del Governo in merito.
Sull’Inps grava una condotta malsana, scaturita (principalmente) dall’istituzione di un fondo privato per la cessione delle case: l’InvImit. Una decisione presa senza il permesso del Governo.
Le famiglie, dunque, tuonano. Vogliono sapere quanto ancora ci vorrà prima di diventare proprietarie degli appartamenti che gli spettano. Quando, in altri termini, l’Inps (che nel frattempo ha inglobato anche gli immobili degli altri enti previdenziali) ‘organizzerà’ la vendita tramite l’InvImit?
Ma i problemi sono anche altri. Come detto, entro il 31 ottobre 2001 (13 anni fa), a seguito dell’ennesimo decreto, i cittadini hanno presentato regolare domanda per l’acquisto. Sorge dunque spontanea una seconda domanda: il prezzo di vendita delle case sarà rapportato ai valori correnti di mercato o ai valori del 2001?
Quale, successivamente, sarà la decisione in merito agli immobili di pregio? I loro acquirenti li acquisteranno a condizioni pari a quelle degli acquirenti delle altre case? Oppure si verificheranno delle disparità?