Il parlamento non è la prima volta che mette le mani alla costituzione. In passato ci sono stati già tre tentativi di avviare processi di riforma. Parliamo ovviamente delle famose bicamerali che mai sono arrivate ad un punto di conclusione.
La costituzione è stata più volte al centro del dibattito politico e la riforma strutturale della costituzione è stata discussa dalla destra e dalla sinistra. Il primo tentativo di riforma della costituzione risale agli anni Ottanta e Novanta. La camera e il senato hanno costituito una commissione bicamerale per le riforme costituzionali.
La prima bicamerale del 1983 è stata presieduta da Aldo Bozzi e ha coinvolto 40 parlamentari che si sono impegnati nel lavoro per circa 50 sedute. È stata prevista la revisione di 44 articoli della costituzione ma i singoli gruppi politici non hanno mai raggiunto un accordo per l’approvazione dei testi.
Sono dovuti passare diversi anni per arrivare alla seconda bicamerale, quella del 1993 presieduta da De Mita e dalla Iotti che coinvolsero nel lavoro circa 60 parlamentari. Dopo 60 sedute è stato approvato un testo di riforma di 22 articoli che mirava a riformare alcuni aspetti del potere esecutivo. Anche in questo caso la riforma è stata abbandonata dopo un anno per via della conclusione anticipata della legislatura.
L’ultima bicamerale è stata presieduta da D’Alema nel 1997: si sono riuniti 70 membri del Parlamento in 71 sedute e sono riusciti a portare un testo in aula. Anche in questo caso a sospendere i lavori sono state le divergenze tra le diverse parti politiche coinvolte. A questo punto, archiviato anche il terzo tentativo di riforma della costituzione, il parlamento ha deciso di abbandonare la strada delle bicamerali.