Le province sono sempre più in crisi, tra sprechi e disservizi di una riforma rimasta a metà che non ha risolto i vecchi problemi.
Le province sono sempre più in crisi, tra sprechi e disservizi di una riforma rimasta a metà che non ha risolto i vecchi problemi lasciando le porte aperte a quelli nuovi.
I servizi essenziali non sono garantiti per mancanza di fondi, le strade e le scuole sono sempre più fatiscenti, ma intanto sono in aumento il numero di consorzi e autorità territoriali che spesso si rivelano solo dei pozzi senza fondo a cui attingere.
La legge Delrio è stata mutilata dal no al referendum, e sta mostrando tutti i limiti per cui era stata bocciata, mentre lo stop referendario no ha permesso di ridurre a 90 i concorsi, che oggi sono diventati più di 500. Infatti questi non sono stati più aboliti, mentre le regioni autonome hanno potuto agire senza vincoli. I risultati non sono uniformi, con alcune regioni, come Sardegna e Friuli Venezia Giulia, che hanno diminuito le Province, ma aumentato le Unioni comunali. Nel frattempo le regioni ordinarie vorrebbero avere gli stessi privilegi perché hanno problemi di budget. Così l’Italia ha 76 Province, 10 città metropolitane e 350 organismi intermedi, invece di 90. Ma si arriva a 496 con le regioni autonome.
Alla fine, la riforma Del Rio, peggiorerà la situazione, invece di risolverla.