Il prossimo lunedì inizierà la discussione, al parlamento catalano, sull’indipendenza, con il presidente catalano Carles Puigdemont, mentre il tribunale ha accusato il maggiore Josep Lluis Trapero di sedizione, insieme agli altri indipendentisti Teresa Laplana, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart. Dopo la discussione, secondo il partito indipendentista Cup, ci sarà la votazione sull’indipendenza dalla Spagna, con il presidente Puigdemont che ha dichiarato alla stampa di “sentirsi già il presidente di un Paese libero”.
Per il governo di Madrid la partita dovrà essere giocata sulla legalità, ma anche con dei nuovi interlocutori. Dalla capitale chiedono nuove elezioni per la Catalogna, in modo da avere un nuovo esecutivo regionale con cui poi negoziare un’autonomia più ampia. L’incertezza regna sovrana, non solo su quello che accadrà, ma anche sulle strategie politiche da intraprendere, mentre sembra esclusa qualsiasi opzione violenta e armata, dopo lo sdegno suscitato dalla polizia durante le votazioni.
Probabilmente l’intermediario ideale è il cardinale di Barcellona, l’unico con cui l’amministrazione della Catalogna può dialogare e che trova i favori anche di Madrid. Con lui nel mezzo, le due parti potrebbero incontrarsi per ragionare ad una soluzione entro i confini costituzionali.
Ma intanto il Ministero della Difesa sta spostando alcune truppe, seppur sotto la scusante della routine, mentre la giustizia spagnola vorrebbe in tribunale alcuni responsabili indipendentisti, con un accusa che potrebbe costare fino a 15 anni di carcere.