Dopo le bocciature su tutti gli emendamenti presentati sulla Brexit, che includevano qualsiasi tipo di soluzione, la May rilancia al termine di uno dei Consigli dei Ministri più lungo della storia britannica. Dopo sette ore fiume, Theresa May annuncia:
“Dobbiamo trovare un compromesso sulla Brexit, questa situazione non può andare avanti. Perciò chiederemo l’estensione dell’art. 50”.
Tradotto significa che la richiesta sarà per un periodo molto lungo, che consenta una vera svolta, che siano elezioni anticipate, secondo referendum, o il sì ad un nuovo (o al vecchio) accordo.
Sbloccare la situazione
Per sbloccare la situazione, la premier Theresa May bussa la porta dell’opposizione, tendendo la mano a Jeremy Corbyn:
“Mi offro di sedermi a un tavolo con lui e di trovare un piano insieme per la Brexit. Possiamo e dobbiamo trovare un compromesso”.
È una svolta per la premier, finora sempre arroccata sulle sue posizioni e sul suo piano. Ma il tempo è scaduto, e entro il 10 aprile, data della riunione della Ue sulla Brexit, dovrà presentare a Bruxelles una strategia seria, se vorrà ottenere la proroga.
Bisognerà vedere se la premier, e Corbyn, riusciranno a trovare un’intesa credibile da presentare al Parlamento, che abbia la maggioranza e possa essere gradita all’Europa. Almeno per riuscire a mantenere la promessa di una proroga fino al 22 maggio, come negli accordi iniziali, per evitare le elezioni europee.