Varato il 10 febbraio scorso dal Consiglio dei Ministri, il decreto accoglie le richieste del Quirinale, per non sovraccaricare di lavoro le Corti d’Assise e proprio questo punto è stato il problema della pubblicazione in GU. Una volta limato quest’ultimo particolare è arrivata la firma del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Questo decreto anticipa la riforma del processo penale che è già all’esame di Palazzo Madama.
L’articolo 1 del decreto evita le scarcerazioni di boss e mafiosi dopo la sentenza con cui la Cassazione aveva dichiarato la competenza delle Corti d’assise, e non più dei tribunali, a giudicare su reati aggravati di mafia.
Nell’articolo 2 troviamo la disposizione del provvedimento mentre nel terzo articolo si stabilisce la copertura finanziaria del provvedimento, che deve avvenire tramite “l’utilizzo di risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato”.
Nella fase di limatura del decreto è stato deciso di accorciare la lista dei reati trasferiti alla Corte d’Assise. Le disposizioni si applicano anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del decreto solo nei casi in cui alla data del 30 giugno 2010 non sia stata già esercitata l’azione penale.
Come ricordato dal Guardasigilli Angelino Alfano, questo provvedimento salva 388 processi di mafia bloccati nei tribunali che rischiavano di ricadere nella casistica descritta dalla Corte costituzionale.