Nuova legge elettorale e riforme interne. Il nuovo PdL prende forma per accontentare le varie aree del partito.
La questione, sicuramente scottante, si è dovuta riaprire, a detta proprio dell’ex ministro della Giustizia, per rinvigorire quella coesione che permise al centrodestra di vincere le elezioni ma che, ora come ora, attanagliata com’è l’Italia da mille problemi che necessitano d’urgente risposta, problemi ai quali ogni esponente dell’Esecutivo vorrebbe reagire in maniera differente, , scricchiola pericolosamente.
Così, infatti, se da una parte il PdL strappa, ancora una volta, l’appoggio della secessionista Lega Nord, sebbene il rapporto intrattenuto con i vertici della maggioranza sia tutt’altro che idilliaco, dall’altra rischia di perdere, forse definitivamente, l’appoggio di quelle aree di centrodestra, che si raccolgono sotto la bandiera della Fondazione Nuova Italia retta dall’attuale sindaco di Roma Gianni Alemanno e che potremmo tranquillamente etichettare come anti-Bossi.
Che dire, poi, dell’annosa questione del travagliato rapporto di amore-odio tra il PdL e Pier Ferdinando Casini?
La maggioranza, dunque, scricchiola e un modo per riappacificare le varie aree dei vari partiti, che sino ad oggi hanno contribuito al successo di Silvio Berlusconi, parrebbe essere proprio quello di procedere ad una rivoluzione elettorale, innanzitutto internamente e poi esteriormente.
Gianni Alemanno, per riavvicinarsi a Umberto Bossi & Co., avrebbe chiesto ben poco, pretese che Alfano sarebbe felice di soddisfare pur di rinsaldare la crepa.
Si tratterebbe, molto semplicemente, dell’istituzione di elezioni primarie per la designazione dei candidati a qualsiasi livello della gerarchia di potere che da sempre sorregge il PdL.
La riforma elettorale vera e propria, invece, servirebbe per riaprire il dialogo con l’UdC giacché non vi sarebbe, oggi in Italia, un partito più propenso alla revisione della legge elettorale.