Molto probabile l'aumento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico.
Dalle decisioni del Presidente del Consiglio dei Ministri nonché ministro dell’Economia e delle Finanze Mario Monti e della propria squadra di governo, infatti, dipenderà il destino di moltissime famiglie italiane, economicamente messe alle strette dalla manovra salva-Italia e oggi bisognose, più che in ogni periodo storico, di risposte quanto mai concrete da parte delle forze politiche, sociali, sindacali.
La promessa, sbandierata ai quattro venti ma, probabilmente, impossibile da mantenere prima del 2014 (pesa, moltissimo, sulle finanze italiane l’impegno, che l’ex Premier Silvio Berlusconi a suo tempo assunse con i partner europei, a raggiungere il pareggio di bilancio entro e non oltre il 31 dicembre 2013), è quella di ridurre la prima aliquota IRPEF così che dal 23% possa scendere al 20%.
Parlando molto più concretamente e realisticamente, infatti, il Governo Monti potrebbe eventualmente decidere, solamente nel caso in cui la lotta all’evasione fiscale dovesse dare i frutti sperati (proprio di questo si parlerà, stando alle indiscrezione, nel corso del prossimo Consiglio dei Ministri previsto per venerdì 24 febbraio 2012), di agevolare ulteriormente le famiglie scegliendo di aumentale le detrazioni per i famigliari a carico, oggi fissate in 800 euro per il coniuge, 900 euro per il figlio di età inferiore ai 3 anni e 690 per il figlio di età superiore ai 3 anni nel caso in cui il reddito familiare non superi gli 80.000 euro lordi l’anno.
Stanti così le cose appare dunque molto improbabile che il Governo Monti riesca, entro la fine della propria legislatura, ad emanare un qualsivoglia provvedimento di politica fiscale espansiva che, concretamente, decida di aiutare le famiglie e le imprese che, purtroppo, dovranno riuscire a contare solamente sulle proprie forze nonché sul decreto liberalizzazioni.
Appare inoltre molto improbabile, infine, che il Governo riuscirà a scongiurare l’aumento dei prezzi dei beni di più largo consumo a causa del ben più che probabile aumento dell’IVA ordinaria dal 21 al 23%.