Cosa cambierà per datori e prestatori di lavoro italiani?
► RIFORMA DEL LAVORO SFATA IL MITO DELL’ARTICOLO 18
Cosa cambierà per datori e prestatori di lavoro italiani?
A dire il vero molto, se non addirittura moltissimo in considerazione della scarsa fiducia riservata dagli analisti, italiani e stranieri, ai provvedimenti ed alle possibili soluzioni proposte dal Governo Monti, a partire da una di quelle tipologie contrattuali che, da sempre, verrebbe considerata quale sinonimo di sfruttamento dei giovani e, più in generale, di precarietà di moltissimi lavoratori italiani.
► RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
Stiamo naturalmente parlando, nel caso in cui non si dovesse essere ancora capito, del contratto di lavoro a tempo determinato, altrimenti detto a termine, che, grazie alla riforma del mercato del lavoro, diventerà veramente a termine e, dunque, non potrà più venir prorogato dai datori di lavoro, virtualmente all’infinito, senza se e senza ma.
Detto questo sarebbe cosa buona informare i nostri fedeli lettori del fatto che, affinché codesto obiettivo potesse venir raggiunto, il Ministro Fornero avrebbe dovuto introdurre nella propria riforma l’impossibilità, per il datore di lavoro, di rinnovare i contratti a termine privi del cosiddetto causalone, indicante, nel dettaglio, prerogative e motivazioni dell’assunzione a tempo determinato, e la cui durata massima sarebbe stata spostata a 12 mesi.
Allo stesso scopo il Ministro Elsa Fornero avrebbe dovuto aumentato il periodo di sospensione solitamente intercorrente tra due successive proroghe della data di scadenza di un qualsiasi contratto a termine che, a partire dall’approvazione della riforma del mercato del lavoro, sarebbe salito a 60 giorni per i contratti di lavoro a tempo determinato di durata inferiore ai 6 mesi e a 90 giorni per i contratti di lavoro a tempo determinato di durata superiore ai 6 mesi.