
I risultati, purtroppo, sono tutt’altri che confortanti. Vediamoli insieme.
I risultati, purtroppo, sono tutt’altri che confortanti. Vediamoli insieme.
IL REFERENDUM
Dal nuovo testo della finanziaria 2011/2014, infatti, sarebbero stati esclusi il dimezzamento del numero di parlamentari nonché l’abolizione delle province.
Peccato, però, che non vi siano, nella maniera più assoluta, i fondi necessari affinché ogni istituto italiano, circa 10.000, possa avere l’autonomia scolastica stabilita, per legge, nel 1997 e che garantisce, sin dal 2001 (anno di attuazione del provvedimento) ad ogni realtà di modificare il POF (Piano Offerta Formativa) in base alle esigenze degli studenti.
L’ondata di consensi ottenuta da Tino Soimi, leader populista del partito Veri Finlandesi (che propugna la separazione della propria nazione dall’Europa unita) che per primo avrebbe sostenuto come i paesi più ricchi del vecchio continente non dovrebbero salvare gli imbroglioni greci (espressione colorita ma che ben evidenzia l’esasperazione per una situazione di stallo che, dovesse rompersi l’equilibrio, potrebbe trascinare con sé almeno Portogallo, Spagna e Italia senza considerare la colossale esposizione delle banche francesi nei confronti del debito greco), è stata risoluta ed incondizionata.
Con queste parole di stima per l’impegno dimostrato dai colleghi della maggioranza il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha messo la parola fine alle infinite discussioni sorte in seno alla politica e all’opinione pubblica sull’operato del governo nei confronti della stesura e dell’approvazione del decreto legge 13 agosto 2011 n° 188, meglio noto come manovra finanziaria 2011.
Oggi, invece, il Parlamento si è riunito per discutere in merito ad alcune questioni che sarebbero stata lasciate volutamente fuori dalla manovra affinché costituiscano il nucleo di ulteriori riforme strutturali. Stiamo parlando, ovviamente, delle leggi costituzionali sull’abolizione, completa, delle province (le cui competenze passerebbero alle regioni) e sul dimezzamento del numero di deputati e senatori.
Come che sia, comunque, la manovra finanziaria costa (e costerà ancora di più una volta entrata a regime) e peserà, indistintamente, su ogni famiglia italiana. Dell’argomento, come ricorderete, avevamo già parlato qualche tempo fa, ribadendo come la manovra fosse una stangata da 1.500 euro a famiglia.
Oggi, invece, vediamo punto per punto quali capitoli di spesa aumenteranno più degli altri, perché subiranno questa crescita e quali dovrebbero essere le misure più efficaci per affrontare il peso della manovra.
La decisione di porre la fiducia sulla questione delle modifiche alla manovra finanziaria 2011 si è resa necessaria, secondo i portavoce della maggioranza, poiché ieri pomeriggio (6 settembre 2011) il Consiglio dei Ministri al completo avrebbe approvato, in tutta fretta e a discussione cominciata, un maxi-emendamento che avrebbe, ancora una volta, sconvolto il testo della finanziaria 2011-2014.
Per cercare di fare chiarezza noi di Politikos pubblichiamo, dopo il salto, sia il testo del decreto legge originario, così come promulgato in data 13 agosto 2011, sia l’emendamento al disegno di legge di conversione approvato nel tardo pomeriggio di ieri.