Il rent to buy è una soluzione molto interessante per chi vuole acquistare casa ma non ha ancora le garanzie giuste da offrire a banche e istituti di credito. Una volta dato l’acconto ci si accorda per un affitto che, in parte, finisce nelle tasche del venditore come pagamento dell’unità immobiliare. Alla fine del periodo d’affitto c’è la possibilità di riscattare l’immobile.
Il rent to buy, soprattutto in un momento di crisi, è la soluzione che tanti aspettavano per poter comprare casa senza dover sottoscrivere un mutuo proprio adesso che c’è la crisi e il lavoro stabile è una chimera. Il Decreto Sblocca Italia vuole provare a mettere ordine in situazioni come queste e con l’articolo 23 ha provato a definire meglio la procedura per il rent to buy.
In pratica l’acquirente ha la possibilità di godere dell’immobile da subito ma lo paga a rate non con un mutuo alla banca, ma con l’affitto versato al padrone di casa. Il canone, concordato fin dall’inizio, destina una quota al pagamento dell’immobile, in base al prezzo finale scelto. Non c’è niente di nuovo nella sostanza del rent to buy ma quello che il Governo ha cercato di fare è stato di definire il contratto atipico di affitto che prima non c’era.
Oggi la nostra legislazione accoglie anche il contratto d’affitto finalizzato all’acquisto dell’immobile che viene immediatamente trascritto nel registro immobiliare. Ma come funziona nella pratica il rent to buy?
L’acquirente, per prima cosa, pattuisce il prezzo finale della compravendita insieme al proprietario e sottoscrive un contratto d’affitto versando contestualmente un acconto che si aggira intorno al 6% del prezzo della compravendita. La metà del canone versato va coprire i costi dell’unità immobiliare. È definito anche un tempo massimo e poi si passa al rogito. Se il costo della casa non è stato coperto in sede di rogito, accendendo un piccolo mutuo, si salda il padrone di casa.