Le notizie sull’andamento economico nel nostro Paese e non solo sono notizie quanto mai discordanti e difficili da analizzare per quanto riguarda gli avvenimenti delle ultime settimane. Se da un lato, mettendo momentaneamente tra parentesi i dati sull’economia reale, potremmo guardare con una buona dose di ottimismo all’andamento dei principali indici azionari nelle principali piazze finanziarie all’interno dell’Eurozona (leggi: Le richieste di Bruxelles a Letta) e non solo, dall’altro i dati sulla produzione sono molto preoccupanti. A conti fatti stiamo vivendo un periodo di netta divaricazione tra l’andamento dell’economia reale e quella finanziaria sempre che sia possibile scindere fino in fondo i due ambiti.
Il boom del mercato azionario
Diciamo che dal punto di vista finanziario stiamo vivendo un ottimo periodo con i principali indici azionari delle principali piazze finanziarie in giro per il mondo che stanno mostrando performance molto convincenti. E il nostro pensiero va in primo luogo all’andamento di Wall Street che sta vivendo il suo quinto miglior periodo di rialzo a partire addirittura dalla crisi del ’29. Ma, guardando all’Eurozona possiamo essere soddisfatti di quanto stanno mostrando sia la Borsa di Francoforte che la nostra Piazza Affari con i principali indici azionari in costante ascesa. Le ragioni alla base di tali performance sono di natura eterogenea ma, grosso modo, si tratta di mosse di politica economica ben studiate. Con il taglio dei tassi della Banca Centrale Europea e l’immissione di grossa liquidità in circolo si spera che le banche inizino a finanziare di nuovo le imprese e che l’economia ricominci a girare.
L’economia reale
Il problema è che tali mosse in Italia non hanno ancora prodotto gli effetti sperati in quanto la produzione industriale è ancora in calo. Nella fattispecie ci stiamo riferendo ai dati più recenti pubblicati dall’Istat in merito all’ennesimo calo della produzione industriale all’interno del nostro Paese. I dati di marzo parlano chiaro: evidenziano un calo dello 0,8% nel confronto con il precedente mese di febbraio e addirittura una flessione superiore al 5 per cento (per l’esattezza siamo al 5,2%) rispetto al mese di marzo di un anno fa (leggi: Il governo sulla cassa integrazione).