È probabile che già dalle prossime settimane il Parlamento si metta all’opera per approvare in tempi rapidissimi la riforma della..
Popolo della Libertà, Lega Nord, Partito Democratico, Italia dei Valori e UDC hanno infatti concordato sulla soglia del 4%, che di fatto mette tutte queste liste al riparo ma danneggia i mille partitini che, soprattutto a sinistra, eroderebbero il numero dei rappresentanti eletti dalle liste maggiori.
Non a caso in Parlamento le uniche voci di protesta sono giunte dal MPA di Raffaele Lombardo e dai partiti locali altoatesini e valdostani, gli unici ad avere su scala nazionale una percentuale di voto ben al di sotto del 4%. E a protestare fuori dall’Aula, naturalmente, sono in questi giorni tutti gli esclusi delle ultime politiche: i partiti di Ferrero, Nencini, Storace, Mastella e così via.
In realtà, l’accordo sembra avvantaggiare soprattutto il Partito Democratico, che oltretutto ha ottenuto di mantenere le preferenze, che il premier Berlusconi avrebbe volentieri cancellato. Ora, la maggioranza si prepara a passare all’incasso: ha già ottenuto la non-belligeranza del centrosinistra sul federalismo fiscale e nelle prossime settimane dovrebbe arrivare l’accordo sulla riforma dei regolamenti parlamentari, per snellire drasticamente gli iter previsti attualmente.
Ma la vera posta in gioco sarà la riforma dell’assetto istituzionale dello Stato: Berlusconi vuole il presidenzialismo, o quantomeno un forte rafforzamento dei poteri del capo del Governo, e Veltroni non sembra volersi porre di traverso. Esiste, anzi, un progetto di riforma (la “bozza Violante”) che raccoglie consensi trasversali.
A dispetto delle dichiarazioni formali, dunque, il dialogo fra le due componenti del Parlamento sembra oggi rivelarsi foriero di risultati come non lo era mai stato prima.