Ma il carburante all’idrogeno al posto del petrolio è possibile su larga scala? Secondo Jeremy Rifkin, economista ma soprattutto attivista americano, è una delle prospettive più accreditate per risolvere il problema mondiale dell’energia.
L’idrogeno, che è un vettore energetico, permette di ridurre in modo notevole lo spreco in fase di trasporto e di utilizzo; quindi a rigor di logica, un impatto zero sulle emissioni di gas serra nell’atmosfera.
Ma come funziona? Il principio sfrutta una reazione elettrochimica in grado di generare elettricità; la molecola di idrogeno viene scissa in due ioni e in due elettroni che vengono guidati in un circuito posto tra due elettrodi (questo è il comune funzionamento di una pila); questa corrente può essere utilizzata nell’alimentazione di un dispositivo, come un’automobile ad esempio.
Gli ioni invece si combinano con l’ossigeno e diventando così acqua che fa da scarico del motore.
Se è tutto così semplice perchè non lo si utilizza su larga scala? Prima di tutto perchè l’idrogeno viene prodotto tramite le fonti fossili tradizionali e quindi con emissione di anidride carbonica perdendo così il vantaggio iniziale.
Secondo perchè la molecola di acqua è tenuta assieme da legami molto forti tra gli atomi e per scinderli si utilizzerebbe un’alta dose di energia, con un dispendio troppo elevato.
Ma ci sarebbe un metodo molto naturale e poco dispendioso: la fotosintesi clorofilliana che fanno le piante quotidianamente ma per poterlo realizzare in laboratorio bisogna utilizzare le nano tecnologie.