Brunetta verso la diffusione dei tornelli

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Una diffusissima piaga italica cui siamo abituati da sempre e che sembrava ineliminabile, almeno fino a quando..

Forte della popolarità raggiunta con le sue iniziative contro la classe dei “fannulloni” annidati negli uffici pubblici, il ministro Renato Brunetta si è da poco lanciato in una nuova iniziativa, quella dei tornelli, diretta ad ostacolare la piaga dei dipendenti pubblici che si assentano dall’ufficio negli orari di lavoro per motivi privati: chi va al bar, chi a fare la spesa, chi addirittura a svolgere un altro lavoro.

Una diffusissima piaga italica cui siamo abituati da sempre e che sembrava ineliminabile, almeno fino a quando il vulcanico Brunetta non ha immaginato una possibile soluzione: immettere, appunto, dei tornelli elettronici all’ingresso, tali da registrare scrupolosamente gli spostamenti di ogni dipendente e rendere molto più difficile compiere abusi e farla franca.


Il primo edificio in cui sono stati installati i tornelli, simbolicamente, è stata proprio la sede del dicastero presieduto da Brunetta. Ma ora il ministro vorrebbe estendere l’iniziativa a tutti gli uffici della Pubblica Amministrazione, a partire dai tribunali.

Senza giri di parole, Brunetta ha puntato l’indice contro molti magistrati che, a suo dire, si presentano in tribunale due o tre giorni la settimana e per il resto si portano i fascicoli a casa, dove nessuno può verificare il loro lavoro.

L’uscita di Brunetta ha provocato l’immediata levata di scudi dell’Associazione Nazionale Magistrati: l’organo di rappresentanza dei giudici ha accusato il ministro di ignorare totalmente la grave situazione in cui versano i tribunali italiani per la cronica mancanza di spazi.


Molti magistrati, ha spiegato l’ANM, lavorano a casa semplicemente perché non dispongono di un ufficio proprio. Più che i tornelli, dunque, servirebbero più uffici a disposizione.
La protesta dei magistrati ha avuto eco anche nello stesso Governo: il guardasigilli Alfano, pur difendendo Brunetta, ha riconosciuto le ragioni delle rimostranze espresse dai giudici.