Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi pone l’accento sull’unanimità dei ministri al momento..
È lo stesso firmatario del disegno di legge a giudicare il testo adatto a “garantire rapidità ed efficienza” ai processi e a permettere la “perfetta parità fra accusa e difesa”.
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi pone l’accento sull’unanimità dei ministri al momento di varare il DdL e rileva, tuttavia, un punto mancante della riforma “che ci sta molto a cuore”: si tratta del divieto di portare al secondo e terzo grado di giudizio l’imputato assolto in primo grado, “magari solo per puntiglio” dell’avvocato dell’accusa o “per perseverare nella giustezza della loro accusa perché pagati e in carriera per questo”.
Il premier si dichiara pronto ad apportare modifiche alla Costituzione per ottenere questo risultato.
Non mancano, ovviamente, le proteste dell’opposizione. Il più accanito è naturalmente Antonio Di Pietro, che contesta principalmente la perdita per ogni sentenza della valenza come prova in altri processi (salvo che in casi gravissimi), che secondo l’ex PM servirebbe solo a “rendere ininfluente per Berlusconi la decisione che i giudici di Milano del processo a David Mills stanno per emanare”.
Il giudizio dell’UDC, pur ugualmente critico, non sembra essere così negativo da precludere l’approvazione di qualche punto nel merito. Le contestazioni vanno semmai al fatto che il DdL prevede per numerosi aspetti della riforma il ricorso alla delega verso il Governo, il che “non è la premessa migliore per ottenere una collaborazione dell’’opposizione”.
Critico anche il ministro-ombra della giustizia del PD, Lanfranco Tenaglia, che giudica il progetto “in alcune parti dannoso e in altre insoddisfacente”.