Si leva dai tribunali di ogni angolo d’Italia il grido di dolore rivolto al ministro Angelino Alfano. La crescita senza freni..
Si calcola che i magistrati requirenti dovrebbero essere duemila, ma sono duecentosette i posti vacanti; in ambito giudicante, le carenze di organico ammontano a 386 unità, ma a breve almeno queste dovrebbero essere in gran parte colmate da magistrati nuovi di zecca e freschi di concorso.
Sono dunque le procure a soffrire maggiormente la difficile situazione. Il dato di Gela (CL) è il più significativo: mancano quattro giudici su cinque di organico, con una carenza dell’80%. Ma anche i dati provenienti da altre località siciliane (Enna, Patti, Nicosia, Ragusa) attestano una situazione ai limiti del paradossale. Né va meglio nelle procure della valle padana: ad Alba (CN) e Pavia la carenza è del 75%.
Se le procure più grandi potranno sopperire ai posti vacanti con una ripartizione dei carichi di lavoro e un rallentamento delle indagini e dei processi (ma i tempi erano biblici già da prima dell’emergenza), sono le sedi più piccole a rischiare la completa paralisi. Con gli organici ridotti all’osso, d’altronde, le prospettive sono nerissime.
Per i magistrati che accettano il trasferimento nelle sedi più disagiate sono previste interessanti compensazioni: bonus sugli stipendi e anni di anzianità in più. Ma ora questi privilegi sono sulla via del ridimensionamento (non spettano, ad esempio, a chi già lavora in loco), e l’appeal delle procure più difficili da gestire è sceso ai minimi termini.
Da Via Arenula, le responsabilità sono rinviate al CSM. Fonti vicine al ministro suggeriscono all’organo di autogoverno della magistratura di rivedere completamente i fabbisogni di organico delle singole procure.