Scarsi fondi per la nostra ricerca, e ancor più scarsi stipendi previsti per dottorandi e ricercatori, sono il motivo principale di questo esodo, di cui i Paesi diretti concorrenti dell’Italia si avvantaggiano a nostre spese.
Per cercare di contrastare questa tendenza e per favorire il rientro delle nostre migliori intelligenze, il recente decreto anti-crisi ha previsto una misura che non ha ottenuto troppo spazio sui giornali, e la cui utilità potrà essere valutata con attenzione solo negli anni a venire.
Si è stabilito che i docenti e i ricercatori che hanno svolto una comprovata attività di ricerca all’estero per almeno due anni e che poi tornassero in Italia potranno godere di una significativa agevolazione fiscale: fino al 2013, essi sconteranno un’imposta sostitutiva dell’attuale IRPEF sui rispettivi redditi di lavoro dipendente od autonomo pari al 10%.
Una tassazione decisamente vantaggiosa, posto che l’aliquota IRPEF per lo scaglione più basso è oggi pari al 23%. È però da ricordare che con l’imposta sostitutiva non si potrà godere di nessuna delle ipotesi di deduzione o detrazione previste ordinariamente.
Ma non basta: qualora si parli di lavoratori autonomi, essi sono del tutto esentati dall’IRAP.
L’agevolazione non è introdotta a regime ma solo come esperimento provvisorio, fino al 2013; solo allora, dunque, si potranno tirare le somme.