Per la Cassazione sono diverse dalle scuole pubbliche e sono diverse anche dalle istituzioni religiose per cui le scuole paritarie devono pagare la tassa ICI. Il comune di Livorno ha ragione a chiedere il pagamento, ma la CEI tuona contro i porporati di Piazza Cavour e il Governo trasecola.
Cosa fare quando la Curia insorge? In genere si è sempre tenuto un atteggiamento passivo. Adesso qualcosa sta cambiando. Un articolo del Sole 24 Ore dimostra l’imbarazzo del Governo di fronte ad un argomento che almeno a livello giuridico dovrebbe essere già chiuso.
La questione si pone così:
I giudici dicono «che c’è un trattamento diverso» tra pubbliche e paritarie «perché sono istituzioni diverse». La ministra Giannini ritiene che «forse ci sia una riflessione da fare», dopo aver ricordato che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione «si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali».
La CEI fa sapere che non è d’accordo con i porporati:
Una «sentenza pericolosa» che limita fortemente «la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa». La pronuncia della Cassazione sugli istituti scolastici religiosi di Livorno che dovranno pagare l’Ici fa insorgere il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino. L’alto prelato esprime tutto il suo dissenso e la preoccupazione: «siamo davanti a una sentenza pericolosa». Secondo monsignor Nunzio Galantino«non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie». Dati alla mano, il segretario generale della Cei ricorda che «ci sono un milione e 300 mila studenti nelle scuole paritarie. Bisogna anche sapere che a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall’ideologia».
Al governo non resta che prendere atto della diatriba e annunciare un approfondimento sulla questione.