Fa sempre molta tendenza per le associazioni di categoria, dire che le tasse sono aumentate, o meglio sono “raddoppiate” o “triplicate” così da dare addosso al governo di turno. In effetti, però, almeno per le tasse sulla casa, questa è la verità e il commento di Confcommercio non è dei migliori. Si parte dal presupposto che se aumentano le tasse e diventano una parte più consistente del PIL, vuol dire che si riduce il reddito dei cittadini che non hanno soldi da spendere, da consumare, rallentando la corsa verso la ripresa economica. Non fa una piega. Le tasse sulla casa hanno subito proprio un’evoluzione che nessuno vorrebbe aver letto e il commento di Confcommercio non si è fatto attendere.
Per il pagamento delle tasse locali si spendono circa 4.200 euro l’anno una cifra che è aumentata del 115% in 4 anni. Soltanto nel 2014 si è registrato un aumento del 115%, aumento che è stato del 14,7% rispetto al 2013.
Le tasse sulla casa erano pari a 14,8 miliardi di euro nel 2011 e sono cresciute fino ai 29,8 miliardi del 2012 e 27,8 miliardi del 2013, per poi toccare la punta massima nel 2014 di 31,88 miliardi di euro. Anche l’incidenza dei tributi locali sul PIL è più che raddoppiata, passando dal 2,9% del 1995 al 6,5% del 2014.
Il commento alla situazione del presidente di Confcommercio Sangalli è stato:
Registriamo segnali di risveglio economico che non autorizzano facili ottimismi ma evidenziano un’inversione di tendenza che si può consolidare soltanto con il sostegno della domanda interna, partendo da una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese in modo certo, sostenibile e generalizzato.