Non c’è più tempo per le trattative sotterranee nella corsa al Quirinale. Ormai siamo agli sgoccioli e tra qualche giorno conosceremo chi sarà il nuovo inquilino di Palazzo del Quirinale per i prossimi sette anni. A conti fatti le priorità intorno a cui la classe politica intera del nostro Paese sta concentrando la propria attenzione e la propria attività sono, al momento, due: l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica da un lato, la formazione del nuovo governo dall’altro. Ma la prima, al momento, è di gran lunga la più pressante.
Gli interessi dei partiti
E’ chiaro che negli ultimi giorni si sono rincorsi una serie di nomi: ogni partito ha il suo preferito ed ogni partito ha seguito i propri metodi per arrivare ad una scrematura tale da consegnare uno o, al massimo, due nomi come Capo dello Stato in pectore. E facciamo dunque riferimento e ai metodi sui generis del Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo che porta avanti il nome della giornalista Milena Gabanelli (leggi: M5s voterà Milena Gabanelli Presidente della Repubblica), così come ai metodi più ortodossi di Partito Democratico e Popolo della Libertà (leggi: Quirinale: la rosa del PD). Gli analisti politici e molti tra i più importanti quirinalisti, a questo punto, riescono a concordare esclusivamente su una sola considerazione: quella di questi ultimi giorni è una battaglia pretattica perché la vera e cruciale partita si giocherà da domani, vale a dire da quando cominceranno le votazioni per il prossimo Capo dello stato.
Le votazioni
L’ora x, infatti, scatterà domani quando a Montecitorio saranno riuntii tutti insieme in seduta comune, come prescrive la nostra Costituzione, deputati, senatori e i grandi elettori nominati dalle Regioni. Difficile fare pronostici dell’ultim’ora perché il rischio di abboccare agli ami lanciati dai vari partiti è dietro l’angolo. Eppure, le consuete voci di corridoio, scommettono su Giuliano Amato. I effetti Amato, al momento, pare l’unico in grado di convogliare su di sé sia le preferenze del centrosinistra che del centrodestra: insomma sembra l’unico su cui sia Berlusconi che Bersani sono d’accordo.