Ancora una volta la politica interna del nostro Paese si intreccia sempre di più con il mondo della politica comunitaria e con le regole proprie che determinano il funzionamento dell’Eurozona. In effetti, a ben guardare, questa volta sul tavolo delle trattative vi sono due argomenti caldi come si è soliti dire in occasioni del genere, vale a dire la riforma dell’Iva e i tentativi di congelarne l’aumento e i vincoli di bilancio nel rapporto deficit/pil propri dei trattati comunitari in generale e del Fiscal compact in particolare. E su questo terreno si inseriscono i contrasti tra Berlusconi e Letta.
Il congelamento dell’Iva
Ma, come nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, diventa a questo punto necessario contestualizzare gli argomenti che stiamo affrontando e precedere con ordine. Quindi, in primo luogo, le parole dell’ex presidente del Consiglio e attuale leader del Popolo della Libertà e della coalizione di centrodestra Silvio Berlusconi. Il cavaliere, intercettato dai cronisti durante una cerimonia pubblica oggi nei pressi di Bergamo, ha sottolineato come una delle principali priorità del governo di unità nazionale deve essere impedire l’aumento dell’Iva. E ha anche ribadito che il Popolo della Libertà farà di tutto per ottenere tale congelamento (leggi anche: I vincoli economici comunitari).
Gli obblighi europei
Ovviamente, in maniera intuibile l’aumento dell’Iva non potrebbe essere congelato secondo la larga parte del governo per questione di soldi, nel senso che il congelamento dell’Iva richiederebbe nuovo fondi di tipo diverso. E tali nuovi fondi potrebbero discendere solo dal superamento del vincolo di bilancio imposta dal Fiscal Compact agli Stati Membri dell’Unione Europea del 3% nel rapporto deficit/pil. Di qui la provocazione di Berlusconi che esorta Letta a fare la voce grossa a Bruxelles e ad anteporre il congelamento dell’Iva al mantenimento degli impegni con l’Unione Europea. Impegni sanciti per trattato e, tra l’altro, anche ribaditi pochi giorni fa ne L’incontro Letta-Barroso.