Governo di coalizione. Questa l’idea di Silvio Berlusconi e della coalizione di centrodestra in merito alle consultazione avviate, per la seconda volta dopo l’esito infruttuoso del primo round, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il governissimo dunque, come risposta alla paralisi istituzionale in cui il nostro Paese si è venuto a trovare subito dopo le elezioni politiche del 24 e del 25 febbraio (leggi: Dal M5S nessuna fiducia a Bersani). A dire il vero, il cavaliere e i più alti rappresentanti dei partiti della sua coalizione non si sono spostati di una virgola,vale a dire che hanno ribadito il concetto già espresso durante la prima fase delle consultazioni.
La richiesta di Berlusconi
Il leader del Pdl è salito al Quirinale insieme a Roberto Maroni, al segretario Angelino Alfano e ai capigruppo alla Camera Renato Brunetta e al Senato Renato Schifani (leggi anche: Lo scontro Grillo – Bersani dopo le consultazioni). Il contenuto delle discussioni con Napolitano è nello specifico ignoto, come da prassi, ma il messaggio è chiarissimo: quello che serve al nostro Paese secondo Berlusconi è un governo di larghe intese in grado di coinvolgere nel progetto tutte le forze politiche disponibili e responsabili. Si tratterebbe di un nuovo governo tecnico? Certo che no perché, negli intenti del Popolo delle Libertà ci sono due considerazioni in merito: in primo luogo, il nuovo governo deve essere assolutamente un governo politico a tutti gli effetti. E, inoltre, in secondo luogo, non è mancato l’accenno ai disastri – sempre nell’ottica di Berlusconi e dei suoi uomini – portati avanti in più di un anno di governo tecnico.
Berlusconi su Monti
Le critiche di ieri al governo tecnico del premier dimissionario di Mario Monti non rappresentano però, a ben guardare, una bocciatura nei confronti del Professore e di Scelta Cuciva con Monti per l’Italia. Perché Berlusconi ha ribadito a chiare lettere che i punti fermi della propria proposta per il nuovo esecutivo poggiano sulla collaborazione tra Popolo delle Libertà, Lega, Scelta Civica e, per forza di cose, anche il Partito Democratico. E per quanto riguarda i nomi, Berlusconi ha lasciato l’iniziativa formale al PD negando ogni veto anche alla figura di Pierluigi Bersani come nuovo Presidente del Consiglio.