Presentata ieri a Roma l’Agenda di Confindustria. Sembra contenere le linee guida di politica economica e fiscale di un Paese per quanto è dettagliata. Investe più o meno tutti gli ambiti di governo economico: c’è spazio per la revisione di molte imposte, per la riforma del lavoro, progetti di privatizzazioni, assorbimento dei dettami comunitari e tanto altro. E non manca lo slogan finale sui due milioni di posti di lavoro nel giro dei prossimi cinque anni.
La ricetta per la crescita di Confindustria
Gli obiettivi. Da viale dell’Astronomia lamentano l’insufficienza degli interventi della riforma Fornero sul mercato del lavoro, la scarsa liberalizzazione dello stesso e la chiusura delle linee di credito all’impresa. Gli obiettivi di Confindustria passano attraverso la ripresa dell’industria in toto e del settore manifatturiero in particolar modo. Ma guardano anche al taglio della spesa pubblica complessiva dell’1% all’anno e al raggiungimento di un tasso di crescita del Pil pari al 2% annuo. E pensare che Previsioni Bankitalia Pil giù dell’1% nel 2013. Per quanto riguarda il problema disoccupazione i tecnici di Confindustria si pongono un obiettivo forte: nei prossimi cinque anni il pacchetto di riforme proposte è in grado di creare 1,8 milioni di posti di lavoro. E ancora, fanno sapere da viale dell’Astronomia, che le loro riforme sono in grado di portare la retribuzione più alta per le famiglie che lavorano nel privato a quasi 4000 euro (3980 euro al mese per la precisione).
Le reazioni politiche all’Agenda di Confindustria
Quello che è interessante notare adesso è il rumore provocato dall’Agenda di Giorgio Squinzi all’indomani dell’inizio della campagna elettorale (Elezioni 2013: la campagna elettorale di Monti). E’ impressionante sottolineare come le parole del presidente di Confindustria ricevano consenso uniforme sia da destra che da sinistra. Eppure, la necessità di una ricetta per la crescita così articolata promossa da Confindustria nasce proprio dall’incapacità dei governi precedenti (sia Berlusconi che Bersani) di rispondere alle esigenze dell’economia reale e di far fronte alla crisi e alle sue conseguenze. L’Agenda di Confindustria porta in sé gli elementi di critica forte verso la politica economica sia del Pd che del Pdl, eppure, in periodo di campagna elettorale, sia Pd che Pdl preferiscono allinearsi alla proposta di Squinzi senza perder troppo tempo a enumerare portata e ragioni della propria precedente politica economica. Gettano un colpo di spugna sulle critiche e cercano di far propria la ricetta di Confindustria.