Giornata piena quella di ieri per Beppe Grillo e il suo entourage che corrisponde a una domenica movimentatissima per tutto il Movimento a Cinque Stelle. In effetti dopo l’opposizione ferma nell’Aula di Montecitorio alla rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica per la seconda volta consecutiva, era palese aspettarsi i fuochi d’artificio da parte dei grillini anche nella giornata di ieri. E, con le sue dichiarazioni, Beppe Grillo non ha lasciato nessuno a bocca asciutta: seguaci, oppositori, cronisti, addetti ai lavori e non hanno avuto il nuovo comizio dell’ex comico ligure.
Il rifiuto di M5S
Nelle giornate precedenti la confusione che ha circondato l’elezione del Presidente della Repubblica è stata enorme. E non si può nascondere che si è trattata di un’elezione del Capo dello Stato estremamente sanguinosa se solo pensiamo ai tanti nomi di rilievo che sono stati giorno dopo giorno presentati e bruciati. E ne abbiamo la certezza se pensiamo che il leader del Partito Democratico, vale a dire colui che aveva avuto da Giorgio Napolitano l’incarico per formare il nuovo governo si è sentito in dovere di dimettersi per il mancato sostegno del proprio partito al proprio candidato che, in quell’occasione, era Romano Prodi (leggi: Le dimissioni di Bersani). Grillo ieri ci è andato giù pesante nei confronti di Napolitano e, prima ancora, nei confronti di ciò che l’elezione di Napolitano significa.
M5S contro il PD
Il leader del Movimento a Cinque Stelle ha rispolverato termini lontani dalla nostra storia repubblicana qualificando la rielezione di Napolitano come un vero e proprio colpo di stato giocato d’astuzia. Ha fatto una piccola retromarcia sulla sua iniziativa di fare una mega manifestazione a Roma originariamente prevista per sabato scorso allineandosi alle parole di Rodotà che è stato il primo a cercare di gettare acqua sul fuoco. Ma gli attacchi di Grillo non sono diretti solo al futuro Presidente delle Repubblica (leggi: Napolitano bis: favorevoli e contrari) ma anche al leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani reo, secondo quanto dice Grillo, di aver cercato nei grillini solo voti per far salire al Quirinale i propri uomini, prima Marini e poi soprattutto Prodi, senza voler intavolare alcuna collaborazione per il nuovo governo. Come dire che Bersani avrebbe cercato solo di giocare di sponda stroncando sul nascere ogni tentativo di intesa governativa.