Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha compilato l’agenda di governo, o meglio, ha dato una tempistica in merito al limite massimo entro il quale approntare le riforme per le quali è stato creato quasi ad hoc l’attuale governo di unità nazionale del presidente del Consiglio Enrico Letta. Il limite temporale è fissato per 18 mesi, quindi un anno e mezzo dal suo insediamento e, nell’ottica del Capo dello Stato, si tratta di un lasso di tempo necessario a portare a casa le riforme istituzionali necessarie per il riassetto e la ripartenza del nostro Paese.
La valutazione del cronoprogramma
L’obiettivo di fissare un limite temporale pubblico all’azione del governo di unità nazionale non è solo programmatico, si tratta piuttosto di una trovata politicamente necessaria e, ancor di più, di una trovata volta ad una scansione dei lavori sancita in modo ufficiale. Napolitano e Letta, di comune accordo, hanno convenuto sull’opportunità di presentare il cosiddetto cronoprogramma del governo alla futura commissione congiunta di Camera e Senato che stilerà un programma degli impegni di governo molto scandito. E, accanto alla commissione congiunta di Camera e Senato, al cronoprogramma, lavorerà anche un Comitato di 25 esperti che dovrebbe essere pronto entro la fine di questa settimana (leggi anche: Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti dal 2017).
La trasversalità del programma
Il presidente della Repubblica ha contestualmente colto anche l’occasione per ribadire come sia necessario avvicinarsi alla stesura del cronoprogramma di governo con un atteggiamento aperto e per quanto possibile super partes anteponendo con i fatti il bene del nostro Paese alle logiche di interessi di partito. In altre parole il Capo dello Stato si è rivolto a una serie di esponenti politici di primo piano allo scopo di evitare che spingere ora l’una ora l’altra riforma nel futuro cronoprogramma diventi una mossa per sgambettare l’avversario politico. Ed è proprio in questa direzione che Napolitano sta esercitando il suo continua pressing nei confronti del premier Letta, del suo vice Alfano, del ministro per le riforme Quagliariello e del ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini che sono stati ricevuti tutti insieme al Quirinale (leggi anche: I dati sulla disoccupazione in Italia).