Il governo Letta è fatto in ogni sua parte. Tutto è cominciato una settimana fa, cominciato per modo dire dato che è sempre bene ribadire che si è trattato del governo dalla gestazione più lunga e complessa della storia repubblicana del nostro Paese. A partire da sabato scorso, dunque, prima lo scioglimento della riserva, poi la lista dei ministri e il giuramento di Enrico Letta e della sua squadra di ministri. Nei primi giorni della settimana il nuovo presidente del Consiglio ha incontrato Merkel, Hollande (leggi: Il vertice Letta – Hollande) e Barroso (leggi: Il vertice Letta – Barroso) e nella giornata di ieri ha completato la squadra di viceministri, sottosegretari e presidenti di commissione.
Sottosegretari, viceministri e presidenti di commissione
Iniziamo dai dati di fatto, vale a dire, nella fattispecie, dai numeri: ci sono addirittura 68 poltrone in ballo così ripartite tra le tre differenti tipologie di cariche a disposizione: 30 sottosegretari, 28 presidenti di commissione e 10 viceministri. Ovviamente, in maniera intuibile, la già di per sé complessa logica di spartizione delle poltrone tra i differenti partiti rappresentati in un governo, come dire, normale è molto aspra. Ma, in occasione di un governo di coalizione, di ampio sostegno o di unità nazionale che dir si voglia, le consuete logiche di attribuzione delle poltrone sono state addirittura maggiori proprio perché ci sono più interessi e partiti da rappresentare.
La spartizione delle poltrone
Il primo problema in merito alla squadra completa del nuovo presidente del Consiglio Enrico Letta è stato proprio il numero estremamente elevato: se già il governo tecnico dell’ex premier dimissionario Mario Monti aveva a suo tempo scatenato le polemiche proprio per un numero di poltrone ausiliarie estremamente elevato, e si trattava di 26 viceministri, è chiaro che il polverone che si alzerà su una formazione così numerosa come quella di Letta non è che all’inizio. Anche se, a ben guardare, la possibilità di rappresentanza offerta a tutte le forze o quasi toglierà humus alla protesta che, di solito, parte proprio dalle fazioni non rappresentate. A smorzare le polemiche sul nascere, poi, ci ha pensato lo stesso Letta che ha fatto sapere che ai sottosegretari non verrà corrisposto nessun tipo di stipendio aggiuntivo.