La situazione all’interno del Partito Democratico all’indomani delle elezioni è confusionaria. Non si tratta di un giudizio di valore, nel senso che non stiamo criticando un’organizzazione farraginosa e in alcuni punti visibilmente lacunosa, quanto piuttosto stiamo fotografando dall’esterno come i numeri, forse forse, ci sono anche, ma metterli sul campo in una formazione affidabile sarebbe impresa ardua anche per il più navigato tra i commissari tecnici.
Le consultazioni di Napolitano: la proposta del Pd
Iniziamo dai dati di fatto: il Pd non è il partito che ha raccolto più voti alla Camera dei Deputati, ma il partito che guida la coalizione che ha raccolto più preferenze (leggi anche: Spread e rating dopo le elezioni). Sarà dunque Pierluigi Bersani, leader della coalizione di centrosinistra, l’interlocutore costituzionalmente più giusto del presidente Giorgio Napolitano. E sarà dunque Bersani a presentarsi al Quirinale per le consultazioni: il problema nasce qui. Nel senso che se il Pd proporrà nelle mani del Capo dello Stato la candidatura secca di un solo nome, vale a dire quello di Bersani, la questione non presenta delle particolarità. Qualora invece il Pd presentasse a Napolitano una rosa di nomi, allora, in maniera assolutamente inaspettata, potrebbe rientrare in gioco lo stesso sconfitto delle primarie, vale a dire Matteo Renzi. E Renzi potrebbe rientrare addirittura dalla porta principale, con l’investitura di Napolitano e l’incarico di guidare lui, in prima persona, un governo di difficile creazione (leggi: Ingovernabilità e grande coalizione).
Renzi per la grande coalizione?
Qualora veramente dalle consultazioni avviate dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano venisse fuori il nome di Matteo Renzi, l’elemento di novità sarebbe dirompente: a conti fatti, anche in seguito ad una valutazione alquanto spicciola, ci rendiamo conto che, forse, solo Renzi – sempre pescando nell’area di centrosinistra – potrebbe guidare la tanto famigerata grande coalizione. Forse sarebbe proprio Renzi l’uomo giusto per avviare il tanto necessario processo di riforme condivise in un fronte parlamentare in cui dovranno convivere Pd, Movimento a 5 Stelle e Pdl. Senza dubbio sarebbe più adatto a Renzi che a Bersani il ruolo di “guida” di una coalizione in cui figurano Beppe Grillo e Silvio Berlusconi.