Negli ultimi giorni stiamo riportando con puntualità una serie di tematiche intorno alle quali infuria la polemica politica, Alcune di rilevanza tale da non poter passare proprio inosservate, altre di minor impatto e in quanto tali spesso a stento riportate dai principali organi di informazione. Da un esame sommario ci rendiamo conto che si tratta di incidenti di percorso da mettere assolutamente in calendario nell’ambito di un governo di ampia colazione che poggia su un sostegno tanto ampio quanto labile. Eppure, ci sono alcune questioni su cui governo Letta e maggioranza tutta si dicono d’accordo.
La proposta della Commissione Giustizia
Ci stiamo riferendo nell’occasione al rinvio dei tagli uffici giudiziari previsti dal precedente governo guidato dal premier dimissionario Mario Monti. Il provvedimento in oggetto prescriveva la riduzione di molti uffici giudiziari di piccole dimensioni sparsi su e giù per la nostra penisola per ovvie ragioni di risparmio ed il contestuale accorpamento di tali sedi più ridotte ai maggiori tribunali di zona. Il risparmio calcolato sarebbe stato di circa 17 milioni di euro all’anno. Fatto sta che la proposta al vaglio del governo Letta sta nel ritardare questi tagli del governo Monti: quindi non si tratta di una bocciatura, ma di una revisione vale a dire del rinvio di un anno (leggi anche: La sospensione dell’Imu e l’aumento dell’Iva).
Il consenso trasversale
Le considerazioni da fare in merito sarebbero molteplici ma il punto della nostra discussione sta nel sottolineare la condivisione assai più che trasversale, quasi totale potremmo dire, che le forze rappresentate nell’attuale arco parlamentare hanno mostrato nei confronti della proposta di rinvio dei tagli agli uffici giudiziari. La proposta è nata in Commissione Giustizia presieduta da Nitto Palma, già Guardasigilli del governo Berlusconi, ma ha trovato subito il sostegno del Partito democratico. Prova ne sia che il primo firmatario della proposta è proprio l’ex magistrato Pd Felice Casson. Da sottolineare anche l’appoggio del Movimento a Cinque Stelle e di Scelta Civica che, in origine, aveva proposto il contrario (leggi anche: Il ministro Giovannini sulla disoccupazione giovanile).