Il governo di unità nazionale o di ampia coalizione che dir si voglia vive ogni giorno nuove tensioni all’interno del Parlamento e anche all’interno della sua stessa squadra. In effetti si poteva facilmente intuire che le frizioni o sarebbero state all’ordine del giorno per una serie di ragioni differenti ed eterogenee: in primo luogo per la difficoltà oggettiva dei problemi che il governo Letta si ritrova nella propria agenda, e in secondo luogo per la composizione trasversale e molto ampia della sua stessa squadra. Perché è normale che mettendo insieme Partito Democratico e Popolo della Libertà la tensione è sempre dietro l’angolo.
La rassegnazione degli italiani
Fatto sta che la larga maggioranza degli italiani non si era opposta, o meglio, diciamo che era riuscita a digerire la formazione di un governo del genere per molti motivi: innanzitutto per l’assoluta impossibilità di raggiungere una soluzione differente in seguito ai risultati elettorali del 24 e del 25 febbraio. Molti poi avevano apprezzato di certo le parole di Giorgio Napolitano e altri ancora non sopportavano più un intervallo di tempo senza esecutivo. Fatto sta, però. Che adesso il consenso che originariamente gli italiani mostravano nei confronti del governo Letta inizia a decrescere (leggi anche: La modifica della legge elettorale).
I numeri
Del resto i numeri non mentono fotografando un tasso di fiducia degli italiani nei confronti del governo Letta veramente bassissimo. I numeri cui stiamo facendo riferimento sono quelli emersi da un sondaggio condotto da Ipr marketing per conto di Repubblica.it. Dopo circa un mese di vita, il governo di coalizione del presidente del Consiglio Enrico Letta ha convinto meno della metà degli italiani attestandosi su una fiducia del 45% dei nostri connazionali. Si tratta di un numero come un altro ma, per renderci conto della portata dell’insuccesso, dobbiamo sottolineare come nessun governo dal 2006 ad oggi ha registrato un risultato così scarso dopo un mese di vita (leggi: Letta sul primo mese di governo).