L’elezione dei presidenti di Camera e Senato è stata proclamata da poche ore, i discorsi ufficiali sono stati ascoltati e commentati come d’abitudine ma l’eco di due elezioni comunque innovative, chiaramente, non si è ancora spenta (leggi: Grasso al Senato, M5S si spacca). Del resto la partita che si è giocata nei due rami del Parlamento, a dire il vero più aspra e, quindi, più rilevante dal punto di vista strategico, quella cui abbiamo assistito al Senato, ha visto dei vincitori e degli sconfitti. E, con una buona dose di lungimiranza e di rischio, potremmo dire che la partita del Senato ha palesato già in embrione chi potrebbero essere gli sconfitti di domani.
La maggioranza alla Camera e al Senato
Iniziamo dai dati di fatto: Grasso e la Boldrini sono i candidati di Bersani e quindi, in un modo o nell’altro, una maggioranza Bersani ha mostrato di averla. Sappiamo però anche quanto accaduto al Senato, vale a dire che nell’elezione di Grasso sono arrivati anche i voti di alcuni senatori grillino, ma, conti alla mano, Grasso sarebbe stato eletto anche senza il sostegno del Movimento a Cinque Stelle. Quindi, ad oggi, il primo vincitore è Bersani che ha infatti pubblicamente rivendicato che lui e il Partito Democratico, i numeri per governare ce li hanno tutti. E lo stesso Bersani, forte dei primi successi in Aula, vuole accelerare i tempi per salire al Quirinale e chiedere l’incarico a Napolitano (leggi: Intesa Berlusconi-Bersani per votare subito).
Una maggioranza di responsabilità
Il problema di dare l’avvio all’esecutivo sembra dunque un falso problema almeno dall’ottica di Bersani e del Pd, ma, a quanto pare, Bersani non teme neanche il sostegno risicatissimo che i numeri affidano al suo governo. In effetti il leader del Partito Democratico non imposta la questione dal punto di vista strettamente numerico ma la mette sul piano concettuale. L’idea di Bersani è quella di responsabilizzare a distanza il Movimento a Cinque Stelle e, ancor di più, il suo leader Beppe Grillo che, tra l’altro, pare stia guadagnando costantemente nei sondaggi che i vari partiti commissionano ancora dopo le elezioni. Quindi Bersani spera che Grillo non si prenda la responsabilità di togliere il sostegno al suo prossimo governo perché sarà un governo orientato (quasi) esclusivamente all’approvazione delle riforme necessarie per la ripresa del Paese.