Si parla, ed è difficile contestarlo, di militarizzazione del territorio, mentre i posti di blocco nulla avrebbero..
Ma la decisione di inviare così tanti soldati esclusivamente nell’entroterra campano è frutto dell’emergenza-criminalità di questi giorni.
Il fresco ricordo della strage di Castelvolturno, in cui hanno perso la vita sei persone di origine africana, ha spinto infatti il Governo a dare una risposta decisa alla criminalità organizzata che di fatto spadroneggia saldamente sulla zona.
Con un decreto legge approvato lo scorso 23 settembre, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha disposto l’invio di un contingente speciale destinato proprio alla tutela dell’ordine nel Casertano. L’esatta funzione dei soldati sarà meglio definita nei prossimi giorni, ma è quasi certa l’istituzione di diversi posti di blocco presso gli ingressi principali di Castelvolturno, al fine di controllare attentamente i movimenti nel territorio.
E com’era prevedibile, sono fiorite numerose polemiche. Si parla, di militarizzazione del territorio, mentre i posti di blocco nulla avrebbero di diverso dai checkpoint tipici delle zone di guerra, da Israele all’Iraq.
Le scelte del ministro vengono quindi ritenute da molti come misure spropositate, specialmente dopo la maxiretata ai danni del clan Casalesi dei giorni scorsi (ben 107 arresti).
La Russa difende la sua scelta, concordata con il collega degli Interni Roberto Maroni, specificando che comunque i cinquecento militari sono previsti solo per sanare la presente emergenza, e non sono destinati a rimanere nel Casertano a lungo: in effetti, la missione è finanziata fino al 31 dicembre, dopodiché, conclude il ministro della Difesa, “ognuno tornerà a fare il suo mestiere”.