Giornata di grossa importanza per le sorti del Partito Democratico. Per le sorti del PD – mentre per il Pdl sono le vicende giudiziarie a tenere banco (leggi: Pdl in piazza contro i giudici di Milano) nel senso che dallo snodo di oggi cominceremo a comprendere l’indirizzo che il partito leader della coalizione di centrosinistra proverà a mantenere nei prossimi mesi, mesi, per altro molto complicati proprio a causa del sostegno del tutto particolare offerto ad un altrettanto particolare governo di coalizione o di unità nazionale che dir si voglia che è stato da poco varato. Oggi è il giorno dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico.
La votazione di Epifani
Tutti i leader presenti a partire da stamattina presso la Nuova Fiera di Roma. Tutti i leader riuniti a discutere i punti principali all’ordine del giorno che sono tanti e variegati ma che, di fatto, ruotano tutti, o quasi, intorno al nodo principale per le sorti del Partito Democratico stesso: l’elezione del nuovo segretario. Non riveliamo nulla di sensazionale se affermiamo che sarà Guglielmo Epifani a succedere al dimissionario Bersani (che rassegnò le sue dimissioni durante le fasi più calde della corsa al Quirinale quando furono tantissimi i franchi tiratori interni al PD che fecero mancare il sostegno a Romano Prodi, candidato di Bersani al Quirinale). Lo stesso Epifani stamattina non ha negato la sua prossima nomina, ma ha solo invitato alla pazienza la folla di cronisti presenti alla Fiera di Roma (leggi anche: I governatori più amati d’Italia).
Le parole di Bersani
Sono state proprio le parole del segretario uscente Pierluigi Bersani a sottolineare la delicatezza estrema dell’occasione di oggi, contingenza storica per il nostro Paese in primo luogo, ma anche snodo cruciale per la vita del Partito Democratico. E, ancora, ci è apparso un Bersani abbastanza addolorato che ha inteso non tanto riflettere pubblicamente sulle ragioni alla base del suo abbandono, quanto piuttosto ha voluto sottolineare alcune caratteristiche di fondo del suo Partito Democratico, vale a dire la peculiarità, per altro assai pericolosa, di essere un partito storicamente senza padroni e, in quanto tale, un partito sempre più esposto di tanti altri ai rischi di franchi tiratori e di conteggi sul fio di lana.