Il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani è il presidente del Consiglio (leggi: Napolitano, incarico a Bersani). A conti fatti lo è già in modo ufficiale anche se per adesso ha solo ricevuto l’incarico dalle mani del Capo dello Stato. La prassi costituzionale ci spiega che questi sono i giorni in cui il candidato che ha ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica si dedica alla formazione della lista dei ministri. E, finite le sue consultazioni, andrà in aula con la propria lista dei ministri e il discorso inaugurale sul programma di governo per incassare la fiducia di Camera e Senato.
Ministri e programma di governo
Nell’ambito delle consultazioni avviate ieri dal leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani, emerge una serie di elementi: in primo luogo emerge una certa difficoltà nella formazione della lista dei ministri. Del resto, già prima che il Presidente Napolitano sciogliesse la riserva conferendo in via ufficiale l’incarico a Bersani, alcuni dirigenti del Pd avevano fatto trapelare le prime ritrosie da parte delle personalità già contattate per essere nominate ministri (leggi: La maggioranza di Bersani). In secondo luogo emerge un contrasto con Berlusconi: un contrasto però, sia ben chiaro, assolutamente sanabile. Lo strappo di ieri, quello consumato con le dichiarazioni che Bersani ha rilasciato ieri pomeriggio ai cronisti fuori Montecitorio, ha il sapore di risposta piccata alla manifestazione del Pdl che si stava svolgendo poco distante.
La manifestazione del PDL
In effetti mentre il Pdl e i suoi sostenitori lanciavano slogan da Piazza del Popolo, Bersani usciva da Montecitorio. E mentre Silvio Berlusconi dal palco lanciava i suoi ormai consueti strali contro la magistratura, Bersani ha quasi inteso rispondere a tono al suo avversario annunciando che una delle priorità del suo governo sarà un decreto sull’ineleggibilità. E il leader del Partito Democratico ha colto ancora una volta l’occasione per ricordare pubblicamente gli appelli alla concordia e alla responsabilità di tutti lanciati da Berlusconi e dai suoi uomini. E, sempre Bersani, ha ribadito come gli appelli di facciata siano nella realtà dei fatti molto lontani da quanto detto e fatto in campagna elettorale.