I problemi per il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani non si sono esauriti di certo quando ha ottenuto l’incarico dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A dire il vero, potremmo che i suoi problemi, se non aumentati, si sono per lo meno resi più pubblici in quanto ormai è lo stesso Bersani che dovrà salire al Quirinale giovedì prossimo. E’ in pratica dall’inizio de Le consultazioni di Bersani che, con una metafora a lui tanto cara soprattutto durante le fasi più calde della scorsa campagna elettorale, è rimasto con il cerino in mano.
Le scelte di Bersani
La difficoltà del momento che sta vivendo il Paese dalla fase dell’immediato post voto fino ad oggi è una difficoltà palese agli occhi del segretario del Partito Democratico. E, a quanto pare, lo stesso leader è alquanto dubbioso sulla riuscita del proprio esecutivo. Non solo per la difficoltà di governare un Paese palesemente spaccato e quindi palesemente allo sbando, ma, soprattutto, per il tipo di interlocutori con cui si trova ad avere a che fare. Da un lato Berlusconi e Alfano, dall’altro Grillo e il Movimento a Cinque stelle, vale a dire due avversari che il Partito Democratico non può mettere tra parentesi dati i milioni di voti che le due formazioni politiche hanno incassato.
L’effetto Matteo Renzi
Ma i problemi per Bersani potrebbe anche avere un’origine differente, potremmo dire un’origine interna ed omogenea. Il pensiero corre in maniera intuibile a quel Matteo Renzi, al momento ancora solo primo cittadino di Firenze, che è uscito sconfitto a suo tempo dalle primarie di partito. Eppure, nonostante la sconfitta formale, è proprio Renzi che raccoglie ancora intorno a sé tante energie e tanti elettori adesso spaesati. E le parole di Renzi degli ultimi giorni, in cui ha più volte ribadito il proprio appoggio incondizionato a Bersani e gli auspici migliori per il buon esito delle consultazioni, sembrano sempre più necessarie per dare una spinta definitiva a La maggioranza di Bersani.