A tre giorni dal voto l’argomento che desta maggiore interesse è già il dopo voto. Significa che i giochi sono fatti, anche se il silenzio Agcom complica l’interpretazione (leggi: Gli ultimi sondaggi elettorali prima del silenzio Agcom). Sono i giorni in cui tutti i leader candidati appaiono certi del proprio successo e sbandierano i propri numeri e le proprie consapevolezze: ma non si sa se per convincimento reale o per portare dalla propria parte l’elettorato indeciso.
La grande coalizione: la proposta di Monti
L’argomento del giorno – e, potremmo dire, della settimana – è la grande coalizione sovrapartitica. Ne ha parlato Monti per primo e ha risposto Bersani a stretto giro avendo ormai superato Lo scontro Bersani – Monti. Anche Casini ha detto la sua, per fermarci solo ai candidati, perché, bene o male, tutti gli esponenti più noti dei vari partiti, candidati di primo piano e non, hanno detto la loro. Il premier dimissionario prova a farne una questione quasi di logica: ribadisce che da anni, da quando vestiva soli i panni del tecnico per intenderci, è stato il primo a individuare nelle grandi coalizioni l’unica soluzione per uscire dai più grandi problemi (come quelli che sta vivendo il nostro Paese in questi mesi). E Monti lascia andare tra le righe anche un’autocandidatura molto decisa facendo notare che lui è l’unico uomo politico che, di fatto, nei 13 mesi di governo tecnico, una sorta di grande colazione l’ha già guidata.
La grande coalizione: la risposta di Bersani
Dal punto di vista strettamente concettuale è il momento delle parole, della propaganda e degli intenti. Ed è quindi il momento migliore per entrare e uscire senza alcun impegno concreto dai confini di questa eventuale grande coalizione post voto. Bersani, infatti, la mette sul piano teorico: l’idea del leader del Pd su una grande coalizione dipende, a conti fatti, da come è formata l’ipotetica grande coalizione. Se la grande coalizione fosse di una miscellanea di partiti – anche reciprocamente distanti – messi insieme per fare numero, Bersani la boccerebbe in partenza, se, di contro, si trattasse di una formazione di governo ben precisa, interessata massimamente alla logica delle continue aperture nei confronti dell’ipotetica opposizione, allora, per il leader del Pd, sarebbe la soluzione ideale.