La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica rappresenta una giornata di per sé storica. E’ curioso notare però come se da un lato è innegabile la portata storica rappresentata dalla prima rielezione di un Capo dello stato nel corso della storia repubblicana del nostro Paese, è altrettanto vero che, per molti, la giornata di ieri di storico non ha nulla, se non un disperato ritorno al passato per l’incapacità di cambiare. O perché il cambiamento proposto non è apparso così convincente come si sperava o, semplicemente, per la sconvenienza di cambiare.
Un sostegno quasi totale
Chi sta dietro a Napolitano è ormai chiaro a tutti, addetti ai lavori e non. Il nuovo Presidente della Repubblica ha avuto il sostegno di Partito Democratico, Popolo della Libertà, Scelta Civica e Lega Nord (leggi: Napolitano bis). Non hanno votato per Napolitano Sinistra ecologia libertà di Nichi Vendola e il Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo (leggi: Napolitano bis. Rieletto “Re Giorgio” tra le proteste). Al momento della proclamazione ufficiale, il consueto applauso del Parlamento riunito in seduta comune – deputati, senatori e grandi elettori di nomina regionale. Intercettati dai cronisti all’uscita da Montecitorio i leader dei principali partiti hanno tutti battuto su due punti: la felicità di vedere Giorgio Napolitano ancora inquilino di Palazzo del Quirinale e la generosità e il sacrificio mostrati nell’accettare il secondo mandato.
Ipotesi governissimo, si scalda Amato
Nella tarda serata il coro delle approvazioni si è ampliato con le parole al miele di Josè Manuel Barroso che si è detto certo che Napolitano rappresenta la giusta garanzia affinché l’Italia continui a fare il proprio dovere in seno all’Unione Europea, e con il messaggio di Papa Francesco che la lodato Giorgio Napolitano sottolineandone grande disponibilità e spirito di sacrificio. Gli appuntamenti ufficiali più vicini si svolgeranno lunedì con il giuramento previsto per le ore 17,00. E poi, la nuova e fondamentale sfida di Giorgio Napolitano, sarà quella di trovare una soluzione alla paralisi istituzionale in cui siamo caduti. Molti sono pronti a scommettere su un governissimo di ampia coalizione e qualcuno ha già azzardato il nome di Giuliano Amato come Presidente del Consiglio.