Se il metro di valutazione dello stato di salute di una qualsiasi economia occidentale fosse quello della tenuta dei conti pubblici, dell'abolizione delle anacronistiche tutele ai lavoratori, e della possibile, seppur futura, ripresa economica, l'Italia di oggi non potrebbe stare meglio.
► RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
O, per lo meno, così avrebbero sostenuto i portavoce dell’OCSE (ovverosia dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che, in mattinata, avrebbero dichiarato che “la riforma del lavoro messa a punto dal Governo Monti rappresenta un passo decisivo per affrontare i principali problemi del mercato del lavoro italiano in modo coerente” ribadendo come “questo intervento completerà altre iniziative, come la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni, e dovrebbe consentire all’Italia di accelerare la creazione di posti di lavoro, far scendere la disoccupazione e rafforzare la crescita di lungo periodo”.
Eppure, tutto questo non basterebbe secondo l’OCSE che, in seconda analisi, avrebbe confermato come i Paesi più importati dell’Eurozona debbano ridurre le tutele dei lavoratori allo scopo di garantire l’adeguata ripresa economica dell’Unione Europea