Entra nel vivo la campagna elettorale per le candidature al Quirinale. Prodi e D’Alema gli ultimi nomi forti in corso per la Presidenza della Repubblica e al centro del dibattito politico che ne scaturisce. Ovvia l’opposizione da parte del Pdl, meno l’ostracismo interno al centrosinistra per due nomi entrambi provenienti dalla stessa area. Anche perché la corsa alla presidenza della Repubblica si gioca anche sul terreno dei rapporti tra magistratura e politica in cui la posizione di Berlusconi ha un peso innegabile.
Quirinale: la candidatura di Prodi
Il nostro Paese, dunque, comincia una nuova fase di campagna elettorale perché, a quanto pare, gli unici obiettivi del nostro mondo politico, inteso in senso lato senza dare spazio in questa sede alle logiche di partito, sono due: La formazione del nuovo governo e l’elezione del nuovo Capo dello stato. E, ad oggi, le difficoltà sono equamente distribuite. La svolta di ieri riguarda la candidatura apertis verbis dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi. La spinta viene direttamente dal Partito Democratico che ha pubblicamente definito il fondatore dell’Ulivo come il candidato più accreditato per la poltrona del Quirinale. Ma, contemporaneamente, ha sottolineato la volatilità della posizione di Prodi che è oggi il favorito, ma, di questi tempi, già domani, potrebbe essere scalzato. Potrebbe infatti guadagnare punti Massimo D’Alema forte sì dell’investitura del centrosinistra, ma anche dell’appoggio di Berlusconi e del Pdl.
Quirinale: D’Alema con l’appoggio di Berlusconi
Nella corsa al Quirinale ha un peso la questione giustizia. Il Pdl vorrebbe un Presidente della Repubblica in grado di tutelare Silvio Berlusconi dall’accanimento della magistratura particolarmente evidente negli ultimi giorni (leggi anche: Berlusconi ricoverato: processo Ruby sospeso). E, tra i due candidati Prodi e D’Alema, sembrerebbe il secondo più affine all’idenikit del Pdl. I fatti risalgono a qualche mese fa quando D’Alema aveva fatto sponda agli strali di Berlusconi contro la magistratura nella vicenda della distruzione delle intercettazioni di Napolitano. Fu proprio D’Alema in quell’occasione a condannare alcuni comportamenti di parte della magistratura e gli arroccamenti antistorici delle toghe. E, parole ancore più importanti, fu lo stesso D’Alema a indicare la questione della magistratura come una delle priorità per il nuovo governo. Da tutto ciò la preferenza di Berlusconi e del Pdl nei confronti di D’Alema più che di Prodi.