Torna a parlare Matteo Renzi. Il primo cittadino del capoluogo toscano lo fa in modo abbastanza convenzionale ma pur sempre non banale: si tratta bene o male di una normalissima intervista rilasciata all’inviato di una testata giornalistica, ma non si tratta di un nostro giornale quanto piuttosto della tedesca Frankfurter Allgemeine, testata questa che spesso si occupa delle vicende interne del nostro Paese per quanto riguarda la propria sezione dedicata alla politica estera. Si tratta di un’intervista abbastanza ampia in cui Renzi riesce a toccare una lunga serie di argomenti anche se in potente sintesi.
La questione primarie
Procediamo dunque con ordine e cerchiamo di analizzare il contenuto dell’intervista di Matteo Renzi al quotidiano tedesco in questione cominciando dai punti principali. E, ovviamente, in maniera intuibile, uno dei primi pensieri consiste nella questione delle primarie, o meglio delle primarie aperte a tutti gli esponenti del Partito Democratico che intendono iscriversi come ha ribadito il sindaco di Firenze. L’obiettivo di Renzi è sì da un lato quello di vincere le prossime primarie per essere lui questa volta il candidato premier del Partito Democratico e della coalizione dei centrosinistra, ma, dall’altro, l’obiettivo ancora più importante è quello di cambiare il Paese piuttosto che l’organigramma interno al Pd (leggi anche: Saccomanni: ridurre la spesa pubblica).
Il governo Letta
Chiaramente un’intervista di un quotidiano straniero ad un uomo politica di indiscussa rilevanza come Matteo Renzi on può di certo prescindere da un esame, anche se per forza di cose impregnato di diplomazia, sull’andamento dell’attuale governo di unità nazionale retto dal presidente del Consiglio Enrico Letta. Il giudizio di Renzi su Letta è abbastanza chiaro: da un lato vi sono i molti complimenti alla persona, alla sua figura in generale e alla buona attività di governo che sta portando avanti in questi mesi per risollevare le questioni più spinose del nostro Paese. Ma, dall’altro, il giudizio di Renzi su Letta sottolinea come tutto sia impregnato solo di pragmatismo e non di rivoluzionario e come il governo tecnico stesso sia un governo dei piccoli passi e proprio per questo insufficiente a risolvere i problemi dell’Italia (leggi anche: Il rapporto di Confindustria).