La figura più di spicco nelle ultime settimane all’interno del Pd è Matteo Renzi. In effetti la coincidenza ci deve lasciar pensare e deve fare aprire gli occhi a tutti coloro che si interessano di politica, e che abbiano votato per il Pd e che abbiano votato diversamente. A conti fatti, questi, dovrebbero essere i giorni di Pierluigi Bersani che, fino a prova contraria, una maggioranza l’ha ottenuta. Molto più risicata rispetto alle previsioni, sue e dei suo avversari, molto legata al criterio di ripartizione del premio di maggioranza della legge elettorale attualmente in vigore, ma pur sempre una maggioranza.
Il programma di Renzi
Uscito sconfitto dalle primarie del Pd il sindaco di Firenze Matteo Renzi era rientrato nei ranghi del partito e in più di un’occasione, durante la fase più calda dell’ultima campagna elettorale, non si era sottratto ai suoi obblighi. In altre parole, Renzi non aveva mai fatto venir meno il proprio appoggio al leader Bersani. Eppure, adesso, vista la paralisi istituzionale in cui i risultati elettorali hanno lasciato il nostro Paese (leggi anche: La formazione del nuovo governo), Renzi sta uscendo di nuovo allo scoperto. E, a quanto pare, sembra che Renzi non voglia interferire nelle logiche interne al partito, vale a dire non voglia far pressione per ottenere qualche poltrona o per sabotare la candidatura di Enrico Letta a capogruppo alla Camera o di Maurizio Migliavacca come presidente dei senatori del Partito Democratico.
Renzi vuole tornare a votare
L’intento del sindaco di Firenze, che, lo ribadiamo, vuole rispettare da un lato l’esito delle primarie, vuole rispettare, per forza di cose, l’esito delle elezioni, e vuole rispettare anche le leggi non scritte interne al Partito Democratico per quanto riguarda la logica dell’attribuzione delle poltrone, sembra quello di tornare alle urne. Renzi, infatti, ha pubblicamente scartato l’accordo con Grillo – non solo lui a dire il vero (leggi anche: Ipotesi fiducia M5S al governo PD) – e ha fatto trapelare che la soluzione più fruttifera, non solo per il Partito Democratico, quanto piuttosto per le sorti del nostro Paese, sarebbe tornare alle urne quanto prima. E la data delle nuove ipotetiche elezioni, nei desiderata di Renzi, dovrebbe essere veramente a stretto giro: in estate, o al massimo in autunno: in ogni caso nel corso del 2013. E ciò per una ragione interna al Pd, vale a dire per evitare la concomitanza con il congresso del Pd programmato per febbraio-marzo del 2014.