Il primo colpo non è andato in porto. E’ stato sparato, ma sparato a salve potremmo dire con una metafora perché Franco Marini ha preso tantissimi voti, ma non in misura sufficiente all’elezione al primo turno. E’ sempre utile ribadire, anche se in potentissima sintesi, il regolamento che c’è alla base delle elezioni per il Quirinale: per essere eletto ai primi tre turni è necessaria una maggioranza composta pari, nella fattispecie, ai due terzi del totale (deputati, senatori e grandi elettori di nomina regionale). Dalla quarta votazione è sufficiente una maggioranza semplice, vale a dire il 50% più uno.
I risultati del primo scrutinio
Vediamo i risultati della prima votazione e cerchiamo di comprenderne le ragioni e le mosse alla base della scelta dei partiti. Su Franco Marini nella tarda serata di ieri era arrivata la benedizione sia da Berlusconi e Popolo della Libertà che da Bersani e Partito Democratico (leggi: Marini pronto per il Quirinale). Mentre deputati e senatori del Movimento a Cinque Stelle avevano scelto Rodotà in seconda battuta dopo il rifiuto di Milena Gabanelli (leggi: La Gabanelli si ritira Stefano Rodotà sarà il candidato M5S). I numeri parlano di 521 voti per Marini e di 240 per Rodotà oltre ai consueti fuori sacco. Tra questi Chiamparino, Prodi, Bonino, D’Alema, Napolitano, Finocchiario, Cancellieri e Monti.
Il PD sempre più diviso: prossime votazioni interlocutorie
I numeri devono però essere letti con attenzione. Cominciamo dal caso di Rodotà che potrebbe far spostare gli equilibri in modo inaspettato. Stefano Rodotà è il candidato a Presidente della Repubblica del Movimento a Cinque Stelle di Beppe Grillo e poteva poggiare sui 162 voti dei grillino divisi tra le due Camere del Parlamento. Eppure ne ha incassati molti di più: quelli del M5S, quelli di Sel e altri ancora. I voti che invece sono mancati a Marini sono probabilmente provenienti da un PD sempre più frammentato. A questo punto abbiamo: da un lato Marini con l’appoggio di Pdl, Lega, Scelta Civica e parte del PD, dall’altro Rodotà con l’appoggio di M5S, Sel e parte del PD. Le ultimissime novità sono: il PD, palesemente diviso tra chi ha votato Marini, chi Rodotà e chi Chiamparino, farà melina per le prossime due votazioni, il Pdl si accoderà al Pd e, di fatto, la carta Marini sarà per ora stoppata. Il M5S ha comunicato la sua alternativa a Rodotà, vale a dire Prodi, nome su cui potrebbe abboccare il PD ma non certo il Pdl.